«Non essere più parroco mi fa soffrire, ma era giusto così». Padre Gaetano Murolo è un pezzo di storia e di cuore per Roccalumera, dove dal 1962 ha guidato la comunità della Madonna del Carmelo.
Il 29 marzo compirà 90 anni e il 21 giugno festeggerà 64 anni di sacerdozio: nel 1960 venne ordinato sacerdote per imposizione delle mani dell’allora arcivescovo Angelo Pajino. Al suo posto mons. Giovanni Accolla ha nominato don Giuseppe Imbesi, giovane sacerdote attualmente a Messina, che si insedierà a breve. Fiaccato nel corpo, ma non nell’animo, padre Murolo ormai da circa un anno non celebra messa e ci accoglie nella canonica adiacente la chiesa, tra battute di spirito e aneddoti.
- Com’è nata la sua vocazione?
«Non è facile ricordare, è stato un itinerario: è sorta a Mandanici, dove da Roccalumera andavo in bici il sabato e la domenica a fare catechismo. Ricordo che non c’era un buon sacerdote. Ma pian piano mi sono concentrato su questa scelta e le ho dato una definizione precisa»
- Sacerdote ma anche calciatore e pittore: come sbocciano le altre passioni?
«Anche se piccolo di statura, ero forte e avevo prestanza fisica. Ho giocato a calcio in 8 paesi, fatto pesca subacquea ad alto livello per 21 anni. La passione per l’arte è nata nello studio di mio padre, originario di Giarre, che costruiva carretti siciliani poi decorati da due pittori di Acireale e Roccalumera. Cominciai a dipingere a 10 anni, diventando sempre più bravo: con i miei quadri ho viaggiato molto, organizzando 114 mostre personali in mezzo mondo, partecipando a rassegne d’arte e concorsi nazionali e internazionali. La mia pittura è unica, il tema centrale è l’attesa, l’essere fermi, con lo sguardo proiettato verso l’orizzonte».
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