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Messina, quella Sartoria sociale esempio di vera inclusione

Una storia collettiva: Mary, Manuela, Valentina e i giovani migranti

Ha ideato il progetto “LaMin", assieme a Manuela Bucciarelli, professionista nell'ambito della cooperazione internazionale creando un ponte di accoglienza tra lo Stretto e la capitale entusiasmando anche la stampa nazionale. Lei è Valentina Guerrera, giornalista ed esperta di comunicazione, classe 1986, che si prodiga per creare la vera integrazione attraverso la moda e non solo. Ma in questa impresa l'unione fa la forza. E stupisce l'energia di tante donne. Come quella di Mary Gugliandolo, angelo custode di molti ragazzi, che ricalca l' operato del collega a Roma Babakar Diagne.

La partecipazione al progetto

«Ho appena compiuto 54 anni – racconta Mary – e da cinque anni ho la Sartoria del Centro. Nell'ottobre del 2021, appena mi è stato proposto di far parte del progetto ho accettato con grande entusiasmo. Non avevo mai lavorato con i migranti, ed è stata la prima volta. E allora, ricordo, che rispetto a oggi, gli sbarchi erano praticamente una novità. Faccio la sarta, un bel lavoro, e ormai purtroppo il lavoro artigianale sta scomparendo sempre di più anche se gli artigiani, oggi, forse, sono proprio i più ricercati. Insegnare a questi ragazzi l'arte della sartoria mi dà emozioni e gioie incredibili. E vedere Nishat, che oggi ne ha fatto un mestiere, o Yaya, che a soli 17 anni s'impegna tantissimo, con cuore, sacrificio e costanza e ha un potenziale pazzesco, è la vittoria più bella per me».
E alla domanda quanti migranti ha formato risponde minimizzando. Come per non volersi prendere troppi meriti: «Formare è un parolone. Io fornisco solo nozioni – continua – e cerco di trasmettere l'amore e la passione per questo mestiere. Questo è il mio terzo anno con il “Progetto LaMin”, un meraviglioso percorso umano e professionale, sia per me che per i ragazzi, che grazie a questi laboratori hanno la possibilità di imparare un mestiere. E poi, appunto, c'è chi sceglie di andare avanti. Non mi trovo davanti solo persone, ma storie. Libri aperti. E racconti che mi hanno fatto scendere le lacrime. Yaya, ad esempio, mi ha raccontato che nella fabbrica in cui lavorava non riceveva stipendio. E il suo datore di lavoro, anziché pagarlo, gli ha permesso di fare il viaggio della speranza verso l'Italia».

La testimonianza

E Yaya qui ha avuto una nuova vita: «Vengo dalla Costa d'Avorio – apre il cassetto del vissuto – e lì vivere era davvero difficile. L'unica alternativa alla partenza? La disperazione o la morte, forse. Ho attraversato Mali, Algeria, Libia e Tunisia. E lì ho lavorato in una fabbrica. Ma venivo trattato male. Ho solo brutti ricordi. A quel punto il viaggio verso nuovi orizzonti è stato inevitabile. Dopo Lampedusa la città dello Stretto. Il mio sogno era ed è ancora oggi quello di diventare un calciatore professionista e fino allo scorso anno ho giocato a Villafranca. Poi, però, si è presentata l'opportunità di partecipare a un meraviglioso progetto. Cosa mi hanno proposto? Un laboratorio di sartoria. È stato un crescendo e grazie a Mary, la mia tutor, ho imparato e sto imparando tantissime cose. Mi sento bene. E quando comincio a cucire non mi fermo più. E soprattutto, mi hanno insegnato un mestiere e mi è stata data l'opportunità di lavorare. Ecco, questa è la vera accoglienza. Non smetterò mai di dire grazie ».

Il sostentamento

Fino allo scorso anno questa bella realtà è stata supportata da Fondazione Migrantes. Ora, invece, il sostentamento arriva con le sole commesse che realizzano i sarti e tutte le attività legate alle festività: a Natale hanno venduto i panettoni con una borsa fatta dai sarti, a Pasqua faranno le uova avvolte in una piccola tovaglia artigianale e poi ci sono i meravigliosi e colorati abiti che hanno incantato Messina durante un evento :«Yaya è stato iscritto al corso di sartoria dal suo tutor, che, all'epoca, era Enzo Azzolina, un assistente sociale molto presente – ha aggiunto Valentina Guerrera, –. All'inizio era molto silenzioso, anche perché parlava solo francese e ci capivamo praticamente a gesti. Però è stato molto costante, ha iniziato a cucire e pian piano abbiamo imparato a capirci, qualche parola lui, qualcuna noi. Ci racconta delle partite di calcio, della scuola e della sua vita. E si è impegnato tanto. Così, nel giugno del 2023, quando il corso è finito, abbiamo deciso di fargli fare il tirocinio in sartoria, da Mary. È andato lì tre pomeriggi a settimana, fino a dicembre. Il tirocinio è stato retribuito e la spesa è stata sostenuta dall'associazione LaMin. In sartoria, ogni tanto, vedevo Yaya insegnare il francese, tra un orlo e l'altro. Mary e le persone che lavorano con lei gli stanno insegnando tanto. E soprattutto stanno bene insieme».

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