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Il messinese Jacopo, la terra, il vino. Le radici del... successo

Il termine inglese “know-how”, il cui significato, letteralmente, è «saper come», sembra la locuzione più adatta per iniziare questa storia. E si, perché la storia del trentatreenne Jacopo Maniaci, neopapà messinese e attuale amministratore delegato dell’azienda vinicola Tenuta di Fessina, inizia proprio da un viaggio alla ricerca di quel sapere; la ricerca di quel complesso di cognizioni che, oggi, gli permette di fare un ottimo vino.

Le origini

Dopo aver completato gli studi in Economia e Gestione aziendale all’Università di Messina, Jacopo, infatti, decide di trasferirsi a Bra, in Piemonte, per specializzarsi in “Food&Wine Culture and Communication” all’Università di Scienze gastronomiche. L’Istituto, considerato un’eccellenza italiana e un punto di riferimento internazionale per lo studio e la ricerca enogastronomica, fornisce allo studente messinese i cosiddetti ferri del mestiere, utili per tornare nella sua terra, raccogliere il guanto di sfida e tentare la strada dell’innovazione nel mondo del vino.
La prima tappa del suo percorso è a Vittoria, in provincia di Ragusa, nell’azienda agricola di Arianna Occhipinti. Arianna, una delle più celebri donne del vino in Italia, instilla in Jacopo quel genere di sensibilità che non si acquisisce durante le lezioni universitarie. In questo senso, le parole di Arianna sono come un mantra per il giovane apprendista: «Il primo gesto che ho imparato facendo vino è stato accettare. Accettare la diversità dei suoli, dell’inclinazione del terreno, dell’altitudine, e l’originalità di un vigneto. Accettare vuol dire rispettare. Rispettare la terra e il suo equilibrio. Rispettare la vigna con i gesti sapienti di un’agricoltura sensibile. Rispettare il vino come se fosse una persona. Una persona che si porta dietro un mondo, una storia, un’anima che sa della terra da cui nasce».

La sfida

Dopo sei mesi, brevi ma intensi, al fianco di Arianna, Jacopo accetta un’offerta che, già sa, lo metterà a dura prova. Un'altra donna del vino, la prima a produrre sul vulcano dell’Etna, gli propone una nuova sfida. Questa volta, nel ruolo di direttore e responsabile di cantina, comunicazione, export e accoglienza. L’azienda è proprio Tenuta di Fessina, e la donna in questione si chiama Silvia Maestrelli, anche lei signora del vino in una terra difficile e fortemente maschile. Silvia, moglie del manager milanese Roberto Silva, instaura un rapporto di fiducia reciproca col giovane direttore e, assieme a lui, si impegna a diventare presto un punto di riferimento nella zona etnea e nella viticoltura siciliana in generale.
Nell’arco di sette anni, Jacopo cresce con la famiglia Silva, diventa amministratore delegato nel 2022 e, sotto la sua guida, l'azienda aumenta il fatturato, passando dai 400mila euro del 2017 a oltre un milione nel 2023. La produzione, invece, aumenta del 50%, mentre i mercati crescono del 45%, Usa e Italia su tutti. «Un altro reparto su cui è stata posta estrema attenzione è l’ospitalità, i cui numeri lasciano ben presagire un incremento annuo di circa il 50%, e su cui è essenziale – sottolinea il giovane ad – creare un reparto che sia in grado di offrire una proposta enogastronomica esclusiva e di alto profilo».

La specializzazione

Nel tempo, l'azienda ha investito su tutti e tre i versanti storici del Vulcano: a nord per la produzione di vini rossi e a est e sud-ovest per la produzione di bianchi. Tra proprietà e affitti, l'azienda possiede circa 15 ettari, produce 80mila bottiglie ed è presente in 16 Paesi. Grande attenzione è rivolta allo stile naturale, rispettoso e sostenibile (usa energia solare al 70%), sposando la viticoltura manuale, senza meccanizzazione. Oltre ai vini, pluripremiati, è presente un reparto di accoglienza e wine tasting aperto da febbraio a novembre, con oltre 500 ospiti al mese di media e una villa privata con piscina da 12 posti letto in affitto tutto l'anno. I numeri sono in grande crescita e si prevedono ulteriori incrementi di ettari produttivi nel prossimo lustro. Questa crescita graduale, tuttavia, è stata il frutto dall’azione congiunta di più giovani talenti. Tra questi, oltre a Jacopo, spicca il nome di Benedetto Alessandro, enologo e agronomo, che ha contribuito a creare, in soli dieci anni dalla fondazione, una delle cantine di maggior successo. Il fiore all’occhiello è “A’ Puddara”, un Carricante in purezza, prodotto sul versante sud-ovest dell'Etna. Omaggio alla costellazione delle Pleiadi, “A' Puddara detiene tre bicchieri rossi nella guida Gambero Rosso, il massimo, in quanto eccellenza assoluta tra i vini siciliani.

 

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