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Messina e la “piccola grande storia” di Aurelia, tornata in città dopo un lungo esilio

Pittrice, fotografa e stilista di fama internazionale, dopo anni trascorsi all’estero ha voluto con forza far ritorno in città. Un percorso di crescita artistica dalla Sicilia ad Atene, fino al Lussemburgo. Poi, il richiamo della propria terra: «Mi ha riaccolto come fa una madre con la figlia»

La sua vita racchiude molte anime. Fotografa, stilista, pittrice. Il suo tratto distintivo però è uno: ama profondamente il Sud e per questo ha ripercorso i suoi passi al contrario. «Sono una messinese innamorata della nostra terra – racconta Aurelia Campolo –. Fin da bambina senza dubbio ho avvertito dentro di me un forte istinto creativo e assecondato questo bisogno iniziando ben presto a disegnare, dipingere oggetti, figure e soggetti astratti. Realizzavo anche abiti che poi indossavo. Oltre alla pittura, ho sempre amato il pianoforte, la danza, la scultura e l’equitazione».
Il diploma al liceo artistico “Dante Alighieri” con le prime soddisfazioni, perché in quegli anni in cui cominciava a programmare il futuro, un suo dipinto fu scelto e esposto al Teatro Vittorio Emanuele per la rappresentazione “I Promessi sposi”. «Terminato il liceo – continua – ho aperto con amore uno studio fotografico. La fotografia del resto è sempre un'arte che ho sentito affine alla mia indole. E sono stata sempre catturata dalla voglia di immortalare gli attimi delle nostre esistenze e dalla bellezza che offre il creato. Ma non ho smesso mai di studiare. Infatti, nel 1991, ho conseguito anche il diploma di taglio e confezione alla scuola “Le Grand Chic” di Messina».

Da Messina alla Grecia

Fu un anno pieno di grandi cambiamenti perché arriva anche il biglietto per la Grecia, luogo magico che brilla e racconta un passato glorioso e pulsante di vita. «La vita è senza dubbio un’avventura inaspettata e come tale va vissuta. Così, sempre nel 1991, decisi di trasferirmi ad Atene. Qui frequentai una scuola per imparare l’inglese e inizio la mia attività di stilista. Con un pizzico di audacia, che non guasta mai, contattai una Casa di moda e iniziai a vendere i miei bozzetti. Nel 1992 stravolsi ancora la mia vita trasferendomi in Lussemburgo, dove ho proseguito l’attività di stilista e mi sono iscritta al “Licée Athénee” per studiare francese e greco. Il mio lavoro fu così apprezzato che ebbi il piacere di vedere i miei abiti indossati dalle signore del Parlamento europeo e delle Ambasciate greca e italiana. Ed è nella capitale europea che ho respirato davvero a pieni polmoni il multiculturalismo e soprattutto quell'amore viscerale per il “made in Italy” che dovremmo riscoprire noi italici che crediamo poco nelle nostre potenzialità».

Gli anni della creatività e il ritorno

La vita, però, ad un certo punto regala alla giovane artista il suo capolavoro più bello, la nascita della figlia Bianca, nata con la passione per la musica perché la madre amava intonare melodie con il suo pianoforte quando la portava in grembo. Sono seguiti anni di grande creatività e ispirazione. Nel 2008 partecipò ad una “Collettiva” organizzata all’Hotel Melia, vicino alla sede del Parlamento Europeo. L’anno successivo espose in un’altra “Collettiva”, allestita nella sede dell’Associazione lussemburghese di pittori sapendo che questo suo viaggio era ed è «arricchimento». Ma arrivarono anche i “però”, che attanagliano i tanti che scelgono la via della “fuga” e ripensano romanticamente ai luoghi del cuore che hanno scandito tanti momenti. «Nel 2016 ho sentito forte il richiamo della mia Sicilia e soprattutto del mare che ho sempre visto da vicino e così “rotolai” verso casa. Inizialmente non è stato facile ambientarmi. Non ero letteralmente più abituata al caos, però in linea di massima, seguendo sempre l' istinto, mi sono detta che bisognava fare, agire senza lamentarsi e sfruttare le potenzialità della rete. La mia città natale mi ha accolta a braccia aperte, come una madre fa con la propria figlia. Questo calore così rassicurante e la bellezza della mia terra sono, assieme a Bianca e alla pittura, il mio cielo limpido a cui attingo ogni giorno per realizzare i miei dipinti».
E reduce da una grande mostra al Teatro Vittorio Emanuele, resa possibile grazie a Giuseppe La Motta, valorizzatore di talenti e ad Anna Maimone che ha curato abilmente il catalogo dell'artista peloritana, rivela che un suo dipinto si chiama proprio “Una piccola storia”. «Tutti noi – conclude Aurelia – abbiamo una piccola storia. Piccola perché nell'universo è un granellino. Nel mio quadro vi è raffigurata l' arte con un quadro e poi ci sono io in mezzo alla natura. Insomma in poche parole il mio vissuto».

 

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