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Igor De Pasquale, storia di impegno e successo: «“A Messina non c’è nenti” è solo il mantra degli ignoranti...»

Il fardello era pesante. Bisognava scrollarsi di dosso la ferita del figlio di separati in una società che storceva il naso e acquisire la consapevolezza che per dare gambe ai sogni, senza le spalle coperte, bisognava faticare di più scrivendo l'impossibile. A costo di indossare, con gli occhi sprezzanti di tanti, la divisa di cameriere all'occorrenza.

Igor De Pasquale, classe 1984, igienista dentale, apprezzatissimo docente, e presidente della commissione d'Albo degli igienisti dentali di Messina, ha aggiunto al curriculum ricco l'appellativo di scrittore. Lasciando ai posteri, ai suoi figli, ma soprattutto ai colleghi un vademecum, che aiuta a orientarsi nel mare magnum della vita e di una professione un tempo considerata di serie z. Il suo libro si intitola “Il mio sogno responsabile”, edito dalla “Officina della Stampa Edizioni”.

Ma riavvolgiamo il nastro della storia vincente. «Le prime scuole – racconta – sono nate negli anni Settanta a Bari e Messina è stata la prima sede in Sicilia ad avere una scuola di Igiene dentale, ai tempi diploma universitario poi dal 2002 corso di laurea a tutti gli effetti. Ma lo scetticismo era palpabile. Molti docenti ci dicevano: ma voi che potete fare? Non solo quelli che insegnavano materie caratterizzanti ma anche altri. Altri nei? Mi spiegavano il ciclo di “krebs” quando invece potevano spiegarmi nozioni più utili come fare lo sbiancamento. Ma poi finalmente è arrivato un uomo che ha creduto nel fare bene».

Il percorso del giovane, però, è iniziato molto prima quando ha deciso di frequentare l'Odontotecnico, a Messina e poi a Reggio Calabria, considerando che da noi ha chiuso i battenti. E la scelta è stata dettata dalla necessità di lavorare subito: «Ogni giorno mi svegliavo presto per raggiungere Reggio Calabria e affrontai tante peripezie. Tra cui il preside che mi perseguitava. Per fortuna , però, i professori erano dalla mia. E un giorno ricordo che quando agli esami chiesero chi fosse il migliore della classe, una docente non esitò a rispondere “De Pasquale”.

E quel giorno ad un passo dagli orali quel preside mi mise il braccio bonariamente sul collo raccomandandomi di fare un bell'esame. E io, recuperando tutto il mio dialetto messinese gli dissi: "Ma stai parannu cu mmia?". Le sue frustrazioni non mi avevano piegato e uscì con il voto più alto della scuola».

L'iscrizione a Igiene dentale a 18 anni, la laurea e la consapevolezza che non bisognava mai smettere di studiare: «Il lavoro? Non è mai stata una parentesi. Me lo sono andato a cercare e dopo la proclamazione avevo cinque studi pronti ad accogliermi che diventarono 7 su cinque giorni lavorativi abbracciando pure la Calabria. Non lesinando sforzi considerando che mi alzavo anche alle 4 di mattina. E in maniera gratuita facevo da tutor all'Università perché il presidente del corso di laurea vide volontà in me. Ero convinto che bisognava creare un ambiente di professionisti preparati che alzassero il livello. Ad oggi la grande amarezza è che il corso di laurea è chiuso».

Igor, però, non si ferma, lasciando gli studi dentistici e iscrivendo a un corso di laurea magistrale. Titolo che ti dà la possibilità di diventare dirigente delle professioni sanitarie non mediche, una chimera per l'igienista dentale perché sono necessari 5 anni di lavoro nel pubblico. Battaglia che aveva cercato di portare avanti con l'assessorato alla Salute del governo Musumeci.

Ma poi si è arenato tutto. «Complici il Covid e qualche scandalo». Altra medaglia appesa sullo scranno della conoscenza? Il master alla Sapienza in Economia pubblica e gestione dei servizi sanitari: «Il mio studio? A 27 anni. Un sogno portato avanti con sacrifici. Il libro? In tutti questi anni ho rappresentato un modello per colleghi che costantemente mi chiedevano consigli. Ed era diventato un lavoro per un motivare come me che mio malgrado ero diventato una sorta di pillola calmante per igienisti in cerca di consigli e piani vincenti che devono sapere che il nostro è un lavoro prezioso. Bisogna essere una sentinella. E prevenire anche l'irrimediabile . Altri ingredienti? Avere spirito di sacrificio e imprenditoriale ».

E nel regno del visionario appare la matita del fumettista strettese Lelio Bonaccorso, che ha “le mani baciate da Dio”. E l'immagine è evocativa. Vi è un paladino di Francia, Rinaldo. Gli occhi sono del sorriso dell' Ignoto marinaio di Antonello Da Messina, più enigmatico della Gioconda e sicuro di sé. Il pupo però non ha fili, le corde sono recise, e sguaina la spada sullo stretto. E parla un po’ di me. Di chi ha macinato chilometri per rendersi indipendente e soprattutto è legato alle radici. Con fierezza».

Ai ragazzi lasica un messaggio: «Esiste una formula vincente che ti fa avere successo, a prescindere da dove nasci e ti trovi. A “Messina non c'è nenti” è il mantra degli ignoranti».

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