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La milazzese Dalila De Luca e le nuove frontiere della Foto-terapia

Fotografa d’autore, nata a Milazzo, vive a Torino ed è tra i nomi più quotati.

Tra i talenti artistici della nostra provincia che si stanno mettendo in luce nel settore della fotografia d’autore troviamo Dalila De Luca, originaria di Milazzo e attiva da tempo a Torino, che si segnala per il suo stile originale e incisivo, che unisce sperimentazione e sguardo alla Natura, nel solco di una visione che coniuga “fototerapia” e messaggio ambientalista. Recentemente ha esposto alcune sue opere- dal titolo “Connection” e “Womb” al “Big Event”, la prestigiosa Fiera Mercato della Fotografia di Milano, che ha visto coinvolti una trentina di autori di varia provenienza.

Ecco come racconta il suo percorso umano e artistico: «Fin dall’infanzia, ho da subito avuto grandi stimoli per la fotografia e l’opportunità di poterla studiare e sperimentare. Conseguita la maturità artistica, dopo la laurea in Scienze dell'educazione, decido di trasferirmi a Torino e di prendere parte ad un corso intensivo semestrale di Fototerapia psicocorporea diretto dal dott. Riccardo Musacchi, con sede a Bologna. Innamorata, continuo a seguire vari workshop tra cui i più significativi quello sull'autoritratto terapeutico condotto da Cristina Nunez e quello guidato dalla “mitica” Letizia Battaglia.

Da tempo Dalila è impegnata in una ricerca artistica legata alla Natura: «L’esperienza è basata su un approccio terapeutico che affonda le sue radici nella disciplina della Fototerapia. Un percorso guidato di introspezione personale e collettiva di ri-connessione con la nostra dimensione primitiva, istintuale e originaria, resa possibile dal contatto con la Natura e i suoi elementi. Un lavoro di fiducia, di sensazioni, di scambi energetici che ci riportano ad un ideale di umanità dove ogni persona è valida e libera di esprimersi senza censure. I corpi nudi e coraggiosi, spogliati da ogni pregiudizio e stereotipo, diventano parte integrante della terra. Un momento dove la fotografia diviene un ponte, non più il fine ma solo il mezzo, che permette ad ognuno di tirar fuori, in un luogo sicuro ed empatico, la propria verità».

 

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