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Piccole grandi storie custodite nella “Spoon River” messinese: un viaggio all’interno del Gran Camposanto

Ci sono storie morte e sepolte, come i corpi custoditi nelle bare. Storie che, però, possono tornare in vita, se qualcuno le racconta. E così troviamo anche il “Garibaldino” Nicolà Perniciaro (1843-1930), tra i personaggi indicati tra le iscrizioni, i sepolcri, i loculi, le tombe e i monumenti funebri del nostro straordinario Gran Camposanto di Messina, autentico “libro di pietra” che, con le sue piccole grandi storie, racconta la Storia cittadina, una “Spoon River” che offre molteplici sorprese.

Tombe di personalità illustri, di messinesi di ieri che si distinsero per la loro integrità e operosità, come rileva lo studioso Enzo Mancuso, che ricorda Giuseppe Todaro, ottimo medico chirurgo morto nel 1929, di cui parlavano le cronache di primo Novecento, l’igienista Fortunato Lombardo, Antonio Aronica, magistrato scomparso nel 1936, sempre presente in processi importanti, l’avvocato e politico Vincenzo Furnari, morto nel 1929 a 50 anni, Fortunato Lombardo, direttore sanitario dell’Ospedale Piemonte.

Angolo dopo angolo, scoviamo i sepolcri dell’operaio industriale Tomaso De Francesco, che fu anche assessore, del commerciante Santi Lazzaro, di Enrico Albeggiani, progettista di edifici post terremoto, del “cassiere provetto” Saverio Parisi, del maggiore Nazzareno Massara, scomparso nel 1935, ”esempio di virtù preclari”, della “medaglia d’oro” dei benemeriti della Scuola il comm. Emilio Messina, del sacerdote Letterio Ruggeri, la cui tomba si trova sotto il Famedio, non lontano da quella dell’attore Franco Tripodo, indimenticabile interprete pirandelliano, e del vigile urbano Letterio Sarica, che si distinse durante la II Guerra mondiale.

A proposito di guerra o di operazioni belliche, ecco, Ciccio Finocchiaro, vittima dell’incursione aerea del 27 maggio 1942; Enzo Danzi, carabiniere morto in Germania nel marzo 1945, e il sottotenente Giuseppe Barbera, primo ufficiale macchinista del piroscafo “Alcantara”, morto nella collisione nella Manica con un veliero russo nel febbraio 1928, il cui busto spicca nel cosiddetto Viale degli Eroi. Non lontano dal Deposito, un rilievo marmoreo che riproduce una grande nave, segnala la presenza di Letterio Catanzaro, “palombaro intrepido e glorioso”, che recuperava dai fondali navi mercantili e da guerra, e perì a Castellamare di Stabia “dopo aver portato a felice compimento” il salvataggio della nave traghetto Scilla, il 9 aprile 1946.

La lapide più artistica? Sicuramente quella avvolta da un magnifico roseto bronzeo di Petronilla Scavello. Colpisce il lancio del giavellotto di Salvatore Santamaria giovane atleta morto in un incidente ferroviario, a cui è dedicato l’ex-Gil, che – come ci ricorda Ciccio Di Vincenzo – è sempre nei cuori dei giovani della zona di Don Orione. E per finire, qualche riferimento a messinesi di origine straniera, come Giovanni Peirce, l’imprenditore che promosse la compagnia transatlantica, Lucy Lindon Hunkel, tedesca di Brema morta nel 1899, o i Falkenburg, attivi imprenditori, nella cui Cappella troviamo anche la tomba di padre Nalbone, protagonista dell’indimenticato Collegio dei Gesuiti di piazza Cairoli.

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