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La messinese Giusi Arimatea e il rifugio... da cui si vede il mondo

Insegnante di Lettere al liceo Quasimodo ma anche scrittrice e premiata autrice di teatro. «La scrittura mi ha sempre aiutato a uscire dalle secche e reagire ai problemi»

«Il teatro è il luogo dove mi rifugio e da cui guardo il mondo. Scrivere di teatro e frequentarlo fisicamente mi procura un benessere indescrivibile». Giusi Arimatea, 48 anni, va dritta al punto e mentre pronuncia queste parole si illumina. D’altronde i riscontri ottenuti e i successi conseguiti in questi ultimi mesi nei diversi concorsi di drammaturgia a cui ha partecipato parlano da soli. L’ultima notizia la vuole nel lotto di finalisti del Premio “Pre-Testi” indetto dal Gruppo Teatrale Giano di Matera con il monologo Tristi gli agrumi. «Una notizia bellissima. Di quelle che al mattino, mentre ancora stropicci gli occhi, ti strappano il primo sorriso», ha commentato su Facebook.
Ma Giusi a vincere comincia ad abituarsi, se mai questo è possibile. Lo scorso anno, infatti, ha vinto l’ambitissimo contest #Socialive dell’Agis, cioè l’Associazione generale italiana dello spettacolo, con “Il rasoio di Occam”. Ma non si è fermata qui, avendo sbaragliato la concorrenza per due volte di seguito al Concorso nazionale “Folle d’autore Aldo Nicolaj” di Fossano (Cuneo) con “Allora ti ho lasciata andare” e “Una vita a cottimo”. Così come è entrata tra i finalisti del Premio “Ercole Patti” di Trecastagni, ma l’elenco dei riconoscimenti è ancora lungo.
Giusi Arimatea, però, oltre ad essere una capace scrittrice di teatro è anche un’apprezzata insegnante di lettere al liceo Quasimodo di Messina, e una giornalista di lungo corso che ha lavorato in un quotidiano cittadino “Il Corriere del Mezzogiorno”, mentre adesso si occupa di recensire film, spettacoli teatrali e libri per un blog molto noto in rete.
Giusi, possiamo dire che la scrittura la fa da padrona nella sua vita?
«Decisamente, la scrittura è quello a cui ricorro costantemente per esprimermi, per uscire dalle secche dell’esistenza, per reagire ai problemi e alle avversità».
Com’è nato l’amore per il teatro?
«Nel 2018 Giovanni Maria Currò e Mauro Failla, cioè i due responsabili e attori del Clan degli Attori, con i quali ormai collaboro da tempo, mi chiesero di scrivere un testo per loro. Nacque così Il rasoio di Occam, che venne portato in scena l’anno dopo e ottenne un successo che andò oltre ogni aspettativa. Da allora ogni volta che questa piéce viene proposta la risposta del pubblico è commovente. Presi coraggio e frequentai per due anni un corso di drammaturgia col grande Tino Caspanello e cominciai a occuparmi sempre più di teatro, tanto che oggi con il Clan oltre a scrivere, faccio l’aiuto regia e tutto quello che serve per lo spettacolo, cosa che mi fa veramente felice».
A breve debutterete con un altro spettacolo sempre scritto da lei?
«Sì, il 21 aprile con “Una vita a cottimo” al Museo regionale. C’è grande attesa sia tra di noi che tra i nostri spettatori. Questo mi responsabilizza e mi motiva molto».
Nella sua vita parallela lei è insegnante di Lettere, quindi in teoria tra le sue due attività non ci dovrebbero essere incompatibilità di sorta, no?
«Amo insegnare, mi piace in particolare lo scambio che si crea con gli studenti, specie quando riesci a incuriosirli e coinvolgerli aldilà del semplice rispetto del programma. Mi piace mettere insieme letteratura, cinema e teatro, proporre argomenti che possono suscitare emozioni, come nel caso di autori come Sciascia, Pirandello, Pasolini, che hanno un linguaggio più vicino ai nostri tempi ed esprimono contenuti importanti sul piano civile e sociale».
Dulcis in fundo, Giusi Arimatea non paga dei riconoscimenti ottenuti con testi teatrali ha scritto un romanzo, “Di donne, di ieri”, che sta ottenendo un successo straordinario con tanto di ristampe a ripetizione.
«È vero e non me lo aspettavo di queste dimensioni, non passa giorno che conoscenti e persone che non conosco non mi inviino messaggi di apprezzamento e la cosa mi inorgoglisce tantissimo».
Che cosa l’ha ispirata?
«Io non ho mai pensato di essere capace di scrivere un romanzo, pur essendo una lettrice compulsiva (Musil, Cioran, Proust) o proprio per questo, ma dopo che ho scritto Allora ti ho lasciata andare, ho sentito che uno dei personaggi voleva continuare a raccontarsi. Ed ecco che Lulù è diventata il personaggio del mio primo romanzo».

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