Da Messina con una visione internazionale. É stato pubblicato il volume “Prebiotic Photochemistry”, della Royal Society of Chemistry, la cui edizione è stata curata da Franz Saija e Giuseppe Cassone, entrambi ricercatori dell’Istituto per i processi chimico-fisici (Ipcf) del Cnr di Messina che coordinano un gruppo di ricerca sulle tematiche legate allo studio delle origini della vita.
«Il volume nasce dal fatto che noi – spiega il dott. Giuseppe Cassone – da quasi un decennio, ci occupiamo di tematiche di ricerca sulle origini della vita sul nostro pianeta e nell’Universo. Nel 2014 il dott. Saija, assieme a Marco Saitta, professore alla Sorbona di Parigi, iniziarono a lavorare nel campo della chimica prebiotica pubblicando un articolo che replicava al calcolatore il famoso esperimento di Miller, pietra miliare della biologia. Durante quegli anni cominciai a lavorare alla tesi di laurea proprio sotto la loro supervisione, tra Messina e Parigi e, subito dopo, ho avuto modo di lavorare per circa quattro anni all’Institute of Biophysics dell’Accademia delle Scienze della Repubblica Ceca a Brno, nel gruppo del prof. Sponer, un vero riferimento internazionale nel campo della biochimica computazionale e della chimica prebiotica. E visto il nostro background, la Royal Society of Chemistry ci ha contattato per curare questo libro sulla fotochimica prebiotica, quel ramo della scienza moderna che si occupa dello studio dei meccanismi fotochimici che hanno giocato un ruolo fondamentale nel guidare i processi responsabili dell’origine delle molecole alla base della vita».
Ma la visione internazionale era necessaria in questo campo complesso, che richiede una conoscenza scientifica quasi enciclopedica evocando competenze multidisciplinari che spaziano dalla fisica alla biologia, dalla chimica avanzata di laboratorio alle scienze computazionali e, ancora, dall’astrochimica all’intelligenza artificiale e infine alla meccanica quantistica: «Un lavoro così non avrebbe potuto vedere la luce senza l’essenziale contributo dei maggiori esperti al mondo in questo percorso che, prima o poi, permetterà ai noi esseri umani di risalire alla “mappa chimica” più plausibile che ha permesso l’emergere della vita sulla Terra e, forse, anche nell’Universo. Il nostro ruolo è stato quello di mettere assieme in modo armonico svariati contributi scritti su nostro invito da gruppi di ricerca internazionali e nazionali, fra i quali la Nasa, l’Università della California, l’Università di Paris-Saclay, l’Accademia delle Scienze della Repubblica Ceca, per passare dalla Scuola Normale di Pisa e all’Istituto nazionale di Astrofisica e altre eccellenze sparse per il mondo».
Un lavoro che prosegue senza sosta quello dei due ricercatori, e proprio Cassone, emigrato di ritorno, adesso porta il suo contributo nella sua nazione, proprio al Cnr di Messina: «Io e il dott.Saija, interagiamo quotidianamente su una serie di linee di ricerca che, tramite l’utilizzo di tecniche avanzate di simulazione eseguite ai supercomputer, spaziano dalla chimica “verde” e sostenibile, alla fisica della materia e alla meccanica quantistica. Fino a sconfinare nello studio sulle origini della vita. Siamo dei fisici teorico-computazionali che, in quanto tali, svolgono ricerca di tipo fondamentale, essenziale per sviluppi futuri sostenibili, spesso imprevedibili ma necessari». C’è necessità di trasmettere l’esperienza e soprattutto l’entusiasmo a giovani desiderosi di conoscenza e pieni di energia da mettere in campo nel meraviglioso mondo della ricerca: «Noi come tutti gli scienziati italiani, speriamo che l’Italia investa risorse in modo serio nel settore che, più di tutti, contribuisce al benessere diffuso: la Scienza. Le collaborazioni con gruppi internazionali sono fondamentali e nei prossimi mesi, saranno diversi i giovani che trascorreranno alcuni periodi di ricerca qui da noi al Cnr».
E intanto la prossima avventura che porta il nome della celebre sirenetta Disney accende entusiasmo. Si chiama “Ariel”, ed è una missione dell’Agenzia spaziale europea (Esa) che punta al lancio, nel 2029, di un telescopio spaziale avente, tra i vari obiettivi, il compito di studiare la composizione di pianeti simili al nostro e che si trovano in altri sistemi solari «Siamo entusiasti. L’obiettivo è quello di ricercare e identificare i pianeti in cui la vita, così per come noi la conosciamo, può essersi sviluppata (o si potrà sviluppare). Facciamo parte attiva di questa ambiziosa missione spaziale contribuendo a due dei “workingGroups”: quello della Chimica delle atmosfere degli esopianeti e quello inerente, appunto, la Chimica prebiotica e l’Astrobiologia. I nostri studi hanno il fine di simulare ed interpretare la composizione degli esopianeti e, dunque, di scorgere angoli nell’Universo dove è plausibile ritrovare la vita così come noi la conosciamo».
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