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Da Messina alla Germania, Antonio e il suo colpo di genio: "Le idee semplici sono le migliori"

«Trovai un’offerta su internet tramite agenzia e sono partito. Inizialmente lavoravo senza sosta, 13-14 ore al giorno. Poi dopo il periodo di assestamento ho fatto tanti altri lavori. Il tedesco? Non lo conoscevo e non avevo nemmeno la voglia di conoscerlo». L'aereo si è rivelato alla fine un po’ come il goal che sblocca la partita. A 18 anni ha lasciato la sua Sicilia e per due anni i suoi movimenti hanno oscillato tra lo Stretto e la Germania. E in cuor suo si chiedeva se quel paese straniero potesse rappresentare il futuro oppure no. E se quegli ostacoli, tra cui le barriere linguistiche, potevano essere superati.

Antonio Perrone oggi ha trent'anni e in piena pandemia ha lanciato il progetto "WinAp", che ha uno scopo mirato: offrire un vademecum e un lavoro con vitto e alloggio a tutti coloro che vogliono cominciare una nuova vita lavorativa all'estero. E lo considera un modo per accompagnare, più che idealmente in verità, chi è costretto a fare i bagagli. Con il buono auspicio di non far fare un salto nel buio. Senza paracadute.

«Sono nato e cresciuto a Messina, città che amo e alla quale sono legato profondamente – racconta Antonio –, ho scelto di frequentare il Nautico, incoraggiato da uno zio che mi aveva prospettato questa strada più sicura rispetto alle altre, ma poi purtroppo non ho completato gli studi». Un frammento di vita probabilmente è stato determinante per le sue scelte: la morte di suo padre quando aveva solo 13 anni per un brutto male, e che gli ha raccomandato, tra le ultime cose, di studiare e portarsi avanti.

«Se mi guardo indietro posso dire che questa esperienza mi ha segnato molto. E fino a quando c'era papà tutto procedeva in maniera più tranquilla. Io mi dividevo tra gli studi, il pallone e gli amici come tutti i ragazzi. Ho giocato nel settore giovanile dell' Fc Messina, del Villafranca e del Camaro, e devo dire anche molto bene, come un altro mio fratello che ha militato in serie C e D. Poi, quando papà è venuto a mancare, mamma Concetta, grande donna, si è fatta carico di tutto, portando aventi tutta la famiglia. Anche numerosa, considerando che siamo 4 figli». E alla fine la scelta definitiva è arrivata. E il giovane ha deciso di vendere tutto quello che aveva, tra cui il suo motorino, per scommettere tutto su un biglietto di sola andata.

«Per i primi due anni non ero totalmente convinto. Andavo e venivo, ma sapevo che Messina, la mia città, non aveva nulla da offrirmi. La Germania è diventata la mia casa, ma inizialmente non tutto è stato semplice. Ho girato tanto: Berlino, Francoforte, e alla fine ho trovato la mia dimensione, la mia vita e gli affetti a Regensburg». Il giovane messinese, come tanti che intraprendono lo stesso percorso, ha capito subito che doveva imparare la lingua per trovare un lavoro che potesse soddisfarlo e grazie ad un corso di sei mesi intensivo ci è riuscito. Lavoro e scuola procedevano sullo stesso binario. E per molto tempo, con la padronanza del tedesco, ha lavorato in un autonoleggio, ma il coronavirus ha messo in ginocchio questo settore e molte filiali, tra cui quelle dove lavorava, che è stato costretta a chiudere: «Ora qualcosa si sta sbloccando – continua nel racconto – e probabilmente il prossimo mese tornerò a fare quello che facevo prima. Ma devo dire che non mi sono mai perso di animo. Volutamente ho scelto di non vivere dei sussidi dello Stato e ho cercato immediatamente un nuovo impiego trovandolo nella Bmw. E tutt'ora lavoro 35 ore a settimana nella produzione contribuendo a “sfornare” tantissime auto. Almeno 1300 al giorno».

L'idea dunque di WinAp, la considera ancora una start up, nata da poco, ma che ha già molto seguito: «La mia fidanzata che si è da poco laureata in informatica mi ha aiutato nella fase di lancio del sito. Inizialmente non potevo caricare offerte di lavoro perché i ristoranti erano tutti chiusi. E così ho iniziato scrivendo degli articoli informativi utili: come creare un curriculum ad hoc, come trovare un alloggio, e tanto altro. Poi sono arrivato alla fase importante delle offerte e tante sono le candidature che arrivano, anche se spesso non tutti alla fine decidono realmente di staccare la spina con la vita, anche precaria, che conducono in Italia. Tuttavia, mi reputo sicuramente soddisfatto per chi sono riuscito ad aiutare. Tra cui qualche amico».

Antonio adesso ha le idee chiare. Vuole continuare a costruire la sua vita lì, consapevole che ogni giorno ha la possibilità di imparare qualcosa: «Il successo viene sempre da quello che semini. Adesso sto lavorando sodo non sapendo cosa la vita ha in serbo ancora per me. Di sicuro, però, – conclude – continuo a camminare sapendo che nulla accade se si resta fermi o aspettando. E soprattutto che nulla nasce senza sacrificio».

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