Accettare la sfida del tempo è sempre la prova più difficile. Ed essere la voce e la penna di chi in questo momento soffre, tra disperazione e speranza, lo è ancora di più. Ed è per questo che il nostro giornale, con la rubrica "le Storie", consapevole di avere uno strumento bellissimo e importantissimo vuole essere all'altezza. C'è un bisogno di solidarietà in questo momento.
C'è bisogno, sì, di sentirsi uniti da un comune destino, fronteggiare una pandemia globale, ma soprattutto spingersi più in là, facendosi contagiare da quel sentimento, umano, nobile, cristiano e spesso oscurato, la “compassione”, che significa a livello pragmatico manifestare vicinanza a chi soffre. Le domande che ci attanagliano in questo momento sono tante. Una su tutte predomina: "Riavremo indietro la nostra vita?".
Il tempo è come se si fosse magicamente azzerato. Improvvisamente tutta la routine di cui ci lamentavano è stata spazzata via e paradossalmente ci manca. "Andrà tutto bene" è l' hashtag che popola il mondo social e non solo, mentre lo "State tutti a casa" gridato dal megafono di una macchina volante, che gira senza sosta da Nord a Sud, è la grande musica di sottofondo delle vie cittadine, che si ripete, giustamente, come un disco rotto. Eppure, la vita non procede per tutti allo stesso modo. Infatti, la quarantena ci ricorda che il nostro spazio, seppur limitante, è abbastanza sicuro.
Ci sono i comfort. Gli scaffali della cucina sono pieni, c' è quella serie tv che possiamo vedere comodamente dal divano. Ma ci sono famiglie, che spesso formano un esercito di invisibili, che prima della quarantena già facevano i conti con un'esistenza precaria. Ed è per questo che ci appelliamo a voi, cari lettori, e vi chiediamo di segnalarci le vostre storie.
Storie di chi vive la sofferenza nella sofferenza e per questo si sente doppiamente colpito. Scriveteci usando questi indirizzi di posta [email protected] o [email protected]. Leggeremo con attenzione le vostre vicende.
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