«Tu con il computer non farai mai niente». Il coro disfattista gli ha dato la forza per andare avanti e riuscire in un' impresa che per molti era destinata al fallimento non era semplice. Eppure, il ventiduenne Samuele Sciacca, che rivendica le sue origini modeste, si è armato di buona volontà e ha trasformato la sua grande passione in un lavoro. E le sue parole travolgenti, cariche di passione ed energia hanno la capacità di trasmettere il buon umore a chiunque lo ascolti dopo un semplice “ciao”. «Sono nato a Messina - ha raccontato Samuele - e ho studiato allo Jaci. Scelta che rifarei. A scuola non mi sono mai voluto impegnare al massimo e ho sempre preferito dedicare il mio tempo al mondo di internet che ho conosciuto ad 11 anni quando mio papà mi ha regalato un computer tutto mio. Per me era un mondo di scoperta, già a 13 anni facevo piccoli video- tutorial su come creare videogiochi, attività che ora faccio in maniera costante, a 15 anni realizzavo loghi per diverse attività, e verso i 16 anni mi sono appassionato alla realizzazione di siti».
Ed ecco la “folgorazione”: «Un giorno mi sono chiesto "chissà come si fanno i videogiochi" e così ho cominciato a nutrimi voracemente di tutte le nozioni che si trovavano. A 17 anni li realizzavo anche se inizialmente non riuscivo a monetizzare». Grazie al percorso di studi il giovane ha capito che voleva fare impresa , e si è diplomato parlando proprio dell'imprenditoria giovanile, ma doveva capire come: « A 18 anni sono partito per Milano perché avevo delle opportunità lavorative, sviluppavo sempre videogiochi. Ancora però ero novellino, e dopo essermi confrontato con il fallimento sono tornato a casa con una consapevolezza: questa esperienza mi avrebbe forgiato».
L' idea di stare fermo, però, non gli ha sfiorato mai la mente e ricordando il saggio detto che recita “chi si ferma è perduto” controllava i voli: «Non volevo iscrivermi all'Università, sentivo che mi mancava qualcosa che mi facesse capire il valore di me stesso, così sono andato a fare il lavapiatti a Londra». Con sé una valigia leggera, pochissimi soldi, e il rammarico di aver lasciato l'amato pc nella sua cameretta: «Un giorno, dopo quattro mesi che ero lì, mi ha contattato una nota multinazionale che vende mobili per dirmi che voleva realizzare degli “advergames”, ovvero videogiochi confezionati appositamente per comunicare messaggi pubblicitari. Mi hanno chiamato perché avevano visto dei miei video su youtube».
Sembrava paradossale ma era vero. Si apre così una nuova finestra per il ragazzo messinese che prosciuga il conto in banca per comprare un pc e si divide tra questo lavoro portato avanti soprattutto nei bar e il suo impiego da lavapiatti: «Un giorno mi sono guardato allo specchio della cucina e mi sono detto che questa vita non potevo più farla. E dopo nove mesi sono tornato in Sicilia e ho aperto la partita Iva. Ed è stato l'inizio del decollo». Samuele ha cominciato a farsi il suo "giro", però sempre irrequieto non si è accontentato e ha deciso di giocarsi nuovamente la carta milanese: «Una scelta presa con il disappunto dei miei genitori. Ora lavoro per diversi clienti, tra cui una start-up che si chiama Gamindo, per cui realizzo games in cui le monete che ottieni si donano in beneficenza. Insegno intelligenza artificiale e programmazione con Fondazione mondo digitale ai ragazzi delle scuole elementari, medie e superiori. Il progetto in cui sono stato coinvolto si chiama "Ambizione Italia per la scuola" promosso da Microsoft e Fondazione Mondo digitale. E posso dire di aver trasformato la mia passione in un lavoro, in una città che mi sta dando davvero tanto».
Reduce dal cammino di Santiago, si è intestato un' altra bella missione: trasmettere allegria ed emanare energia positiva alle nuove generazioni che rappresentano il futuro di questo paese: «Ai ragazzi dico sempre di dedicare il proprio tempo alle proprie passioni senza piangersi addosso. Del resto io oggi a 22 anni sono l'esempio che con un lavoro che mi sono creato, che in pochi fanno, è possibile crescere e formarsi». La storia di Samuele è in "work in progress", però dai passi fatti, anche quelli apparentemente sbagliati, ha capito che nulla si ottiene senza sacrificio e caparbietà: «La mia vicenda dimostra che “volere è potere” con la speranza di tornare appena sarà possibile». E sempre con il sorriso sulle labbra.
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