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Donna 52enne arrivata in fin di vita al Papardo di Messina: "Grazie al prof. Patanè che mi ha salvato la vita"

Lettera di una paziente inviata al nostro giornale dopo un delicatissimo intervento. Era arrivata a Messina in elisoccorso da Vittoria

Il 22 ottobre in mattinata la signora T.I. di anni 52 si recava al pronto soccorso dell’ospedale di Vittoria per dolore toracico ove le veniva diagnosticato un aneurisma dissecante di tutta l’aorta coinvolgente anche gli osti coronarici; una diagnosi per molti fatale dove il tempo è fondamentale per la sopravvivenza. Iniziava così una corsa contro il tempo da parte dei sanitari del pronto soccorso di Vittoria al fine di trovare una Cardiochirurgia per il trasferimento della giovane paziente.
Venivano allertate dal 118 le Cardiochirurgie di tutti gli ospedali siciliani, inizialmente quelli più vicini, ma tutti rispondevano che le sale operatorie era già occupate con gli interventi e bisognava aspettare. Ma attendere per una paziente con una dissecazione aortica significa rischiare di morire ogni minuto che passa e condannarla a morte. Solamente il direttore della Cardiochirurgia dell’Azienda ospedaliera Papardo di Messina, il prof. Francesco Patanè, nonostante avesse da poco iniziato un intervento di rivascolarizzazione miocardica, consapevole dell’importanza del fattore tempo, per cercare di salvare la vita a questa giovane donna, si è prodigato per attivare ed allestire con estrema rapidità una seconda sala operatoria ed ha accettato così immediatamente la paziente. La signora T.I. giunta in elisoccorso accede direttamente nel blocco operatorio dove ha subito uno degli interventi più complessi di cardiochirurgia in emergenza; ci si trova davanti ad un aorta rotta dove anche la continuità degli osti coronarici sono compromessi, ecco allora che a questo punto bisogna avere sangue freddo e una vasta esperienza per cercare di salvare la vita, il professore adotta una tecnica avanzata che prevede una ipotermia profonda in arresto di circolo con la perfusione selettiva dei tronchi sovraortici (tecnica di Kazui). In questo modo la perfusione a livello cerebrale è garantita ed ha potuto sostituire la valvola aortica, la radice aortica e tutta l’aorta ascendente sino all’emiarco riattaccando i bottoni coronarici alla radice con delle protesi (tecnica Cabrol).
La paziente esce dalla sala operatoria, l’intervento è riuscito perfettamente. Adesso sta bene ed è stata trasferita in reparto di degenza. Solamente la professionalità del direttore e la sua vasta esperienza chirurgica hanno consentito di salvare la vita a questa giovane paziente, che altrimenti sarebbe con molta probabilità deceduta nell’attesa che qualche altra sala operatoria si liberasse.
Lettera firmata

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