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Ponte-Ingv, il confronto... che non c’è stato

Ecco le dichiarazioni contrastanti del presidente (in scadenza) Carlo Doglioni e di uno dei massimi esperti dell'Istituto, Giancarlo Valenzise. Ricercatori dell'Istituto di Geofisica hanno collaborato con la "Stretto" fin dagli anni Novanta

L’incontro-scontro tra il presidente e uno dei massimi esperti dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia non è andato in scena. Come già scritto ieri, la seduta della Commissione Ponte di Palazzo Zanca dedicata al “caso Ingv” è stata rinviata a data da destinarsi. Ma visto che Carlo Doglioni, presidente dal mandato in scadenza (finirà fra qualche giorno il suo quasi decennale incarico alla guida dell’Ingv), non si è presentato a Messina, e ha deciso di incontrare a Villa San Giovanni la sindaca Caminiti e i consiglieri comunali contrari al Ponte sullo Stretto, il confronto lo mettiamo in scena noi, pubblicando le dichiarazioni rilasciate negli ultimi mesi dai due valenti geologi.
Carlo Doglioni «L’Ingv non ha ricevuto incarichi dalla “Stretto di Messina”. Due ricercatori dell’Istituto hanno svolto analisi dell’area a titolo personale».
Gianluca Valensise «Sostenere che abbiamo agito “motu proprio” è una falsità che lede gravemente la nostra professionalità, perché tende a sminuire il valore dei nostri risultati e lascia intendere che dall’operazione avremmo ricavato un vantaggio economico».
Carlo Doglioni «Sulla faglia di Cannitello, dove dovrebbe poggiare il pilone del Ponte lato Calabria), è necessario effettuare studi aggiornati. Il progetto non calcola i rischi di un sisma di magnitudo 7».
Gianluca Valensise «Per molti autori la faglia di Cannitello non esiste, e la sua presunta espressione in superficie è dovuta a fenomeni di abrasione marina diffusi nell’area. Comunque la si voglia vedere, prevale il fatto che si tratta di una faglia di dimensioni irrisorie, lunga al massimo 2 chilometri per 500-700 metri di profondità, e come tale incapace di generare terremoti o di produrre rotture di superficie».
Carlo Doglioni «Costruire il Ponte sullo Stretto è una scelta della politica. Ma un’opera così costosa e complessa non può che contemplare una valutazione del massimo pericolo sismico possibile. Il progetto attuale contiene parametri troppo bassi che non calcolano i rischi derivanti da un sisma di magnitudo 7».
Gianluca Valensise «Il Ponte sullo Stretto è una struttura con un periodo di risonanza tra 3 e 30 secondi: periodi lunghissimi, di molto superiori all’intervallo in cui i forti terremoti crostali come il 1908 rilasciano il grosso della radiazione sismica, tra 0,2 e 0,5 secondi. Può sembrare controintuitivo, ma quel terremoto lascerebbe il Ponte quasi indifferente».

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