Le cifre ballano e la società “Stretto di Messina” ritiene doveroso «far chiarezza, una volta per tutte, sui fondi a disposizione per il Ponte sullo stretto». Il primo dato: la copertura totale è di 13 miliardi 532 milioni di euro.
Il secondo dato: ecco le differenze tra la legge di Bilancio del 2024 e quella del 2025. Nella prima Finanziaria nazionale, quella dell’anno scorso, mancava la cifra di 1 miliardo e mezzo di euro, adesso è stato inserito l’intero importo necessario per realizzare il collegamento stabile con le sue connessioni viarie e ferroviarie. «Nel 2024 per il progetto Ponte – sottolinea la società statale, amministrata da Pietro Ciucci – gli stanziamenti previsti ammontavano a 12 miliardi di cui 11,63 coperti dal disegno di legge di Bilancio per il 2024 e 370 milioni tramite risorse tratte dall’aumento di capitale della “Stretto di Messina”. Riepilogando, dunque, erano: 9 miliardi 312 milioni (fonte bilancio statale); 718 milioni (fondi Fsc amministrazione centrale); 1 miliardo 600 milioni (fondi Fsc Sicilia e Calabria, dei quali 300 milioni a carico della Calabria e 1,3 miliardi stanziati dalla Regione siciliana); 370 milioni (risorse della “Stretto”). In tutto, 12 miliardi di euro.
I cantieri e i “No Ponte”
Uno striscione (“Non ci faremo avvelenare dai vostri cantieri”) e l’immancabile bandiera “No Ponte”. Un gruppo di attivisti del fronte del No è entrato in azione ieri: «Se si vuole immaginare l’impatto che i cantieri del Ponte avranno sulle città dello Stretto, basta osservare cosa sta accadendo intorno ai lavori per il raddoppio ferroviario Giampilieri-Fiumefreddo. Lunghe file di camion sulle arterie stradali che attraversano la riviera Jonica, rumori insostenibili e aria irrespirabile per chi abita a ridosso delle reti di recinzione, fino ad arrivare alla estrazione di materiali di scavo che contengono arsenico e altri metalloidi in quantità preoccupanti. L’epifenomeno di questa condizione è stato registrato nel comune di Nizza di Sicilia, dove una ordinanza del sindaco ha dichiarato l’acqua non potabile a causa delle percentuali di arsenico contenute e la talpa che operava per scavare la galleria Sciglio è stata fermata per ordine della Procura della Repubblica».
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