
Cresce l’attesa per la conclusione delle procedure di Valutazione d’impatto ambientale relative al progetto definitivo del Ponte. Una volta scaduti i 30 giorni previsti per legge, dal momento in cui la società “Stretto di Messina” (lo scorso 12 settembre) ha fornito le risposte alle richieste di integrazione del ministero dell’Ambiente, e gli altri 30 giorni per eventuali contro-osservazioni, si arriverà al “redde rationem” fissato a metà novembre, quando si pronuncerà la Commissione Via-Vas presieduta dalla magistrata Germana Panzironi. A quel punto, non resterebbe che il voto del Cipess, il Comitato interministeriale coordinato dalla premier Giorgia Meloni.
Ma su cosa si incentrerà l’attenzione delle due sub-Commissioni, quella per la Valutazione d’impatto ambientale e quella per la Valutazione ambientale strategica? Da quanto si è potuto apprendere a Roma, il focus sarà sui seguenti punti.
Bilancio Terre
Si partirà ovviamente dall’integrazione prodotta dalla “Stretto”, la quale ha assicurato che «quasi tutto il fabbisogno dell’opera (inclusi gli inerti per calcestruzzo) verrà garantito dal riutilizzo delle stesse terre e rocce da scavo». Gli esuberi saranno invece destinati in parte (circa 1.800.000 metri cubi) alle opere di ripascimento e in parte (circa 5.4000.000) al recupero ambientale di siti degradati (ex cave). Per quanto riguarda il piano delle percorrente, concernti la movimentazione delle terre, «gli incrementi di traffico dovuti ai mezzi di cantiere risultano non rilevanti rispetto alla condizione di traffico ordinario». Come è stato evidenziato, gran parte dei trasporti avverranno via mare (si stimano circa 2.200 viaggi in 36 mesi di lavorazioni).
Le soluzioni idriche
Un aspetto del progetto su cui già da tempo sono accesi i riflettori. In sede di progettazione definitiva, sono stati sviluppati scenari e soluzioni progettuali alternative «evidenziando un ventaglio di opzioni a lungo termine che, oltre a soddisfare i fabbisogni del cantiere, potranno servire il territorio una volta completati i lavori». Sul versante messinese, è prevista «la realizzazione di campi pozzo oppure di impianti di dissalazione per supportare le attività di cantiere, assieme a un sistema di trattamento delle acque reflue». E per il riutilizzo delle acque nelle attività di cantiere, «è stato sviluppato uno studio sulla sostenibilità idrica per ridurre l'approvvigionamento e massimizzare il recupero dell’acqua. L’obiettivo è di ridurre al minimo l’approvvigionamento esterno attraverso modelli che quantificano la riduzione dei volumi di acqua necessari. In totale, con gli interventi proposti sul versante siciliano, oltre a soddisfare la richiesta idrica dei cantieri, si prevede un surplus minimo di circa 30 l/s di risorsa idropotabile durante i lavori, e un surplus di circa 100 l/s al termine delle attività di cantiere».

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2 Commenti
Arigo' Domenico
08/10/2024 18:16
A Genova il 4 Marzo 2024 sono partiti i lavori per realizzare la prima opera sottomarina in Italia e la più grande in Europa. Il Tunnel Subportuale di Genova. Anni fa il MOSE, tutte grandi opere, si progettano si finanziano, si realizzano. Al Sud tutto è più complicato e sapete perché, il Sud deve rimanere isolato, sottosviluppato, il Sud deve servire come colonia del Nord. Viva Messina, Viva il Sud, Viva il Ponte sullo Stretto.
Bozzo
09/10/2024 11:07
Cosa dice mai? L'inghilterra è un'isola eppure s'è sviluppata. La vostra è una persuasione a non voler capire. Il Nord s'è sviluppato da solo non v'è stato nessuno che vi abbia portato qualcosa.
Paolo Frezzotti
08/10/2024 19:09
Noto con dispiacere che si continua a trattare il Ponte come un elemento a sé stante. Cosa si farà per il Sistema Portuale sul quale ricadrà il peso dell'infrastruttura?