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Messina, la “Stretto” fa chiarezza punto per punto sul Ponte

Tante le questioni sulle quali si continua a discutere e polemizzare, la società dello Stato interviene per sciogliere alcuni nodi

Sente la necessità di chiarire alcuni passaggi chiave di una vicenda infinita. La “Stretto di Messina”, sotto assedio per il continuo bombardamento di affermazioni che si accavallano e si corroborano o si smentiscono da sole, replica nell’unico modo che ritiene possibile: «Far chiarezza». Ed ecco, di nuovo, che la società, di proprietà dello Stato (socio azionista il ministero dell’Economia), presieduta da Giuseppe Recchi e amministrata da Pietro Ciucci, replica su alcuni dei punti più delicati.
«Il progetto è stato accantonato nel 2012 dal Governo Monti – ricorda la “Stretto” – non per “gravi carenze del progetto definitivo” quanto per problematiche che riguardavano aspetti finanziari legati alla ben nota congiuntura internazionale di fine 2012. Le “integrazioni richieste” dal Governo, la cui mancata risposta avrebbe determinato la messa in liquidazione della “Stretto di Messina”, sono prive di fondamento. Nessun rilievo ha mai riguardato la qualità della progettazione fatta dal Contraente generale. I circa 10mila elaborati del progetto definitivo di Eurolink sono stati sottoposti con esito positivo a processi di verifica, controllo e validazione. La relazione preparata dal gruppo di lavoro, costituito in seno al ministero delle Infrastrutture per la valutazione della risoluzione dell’attraversamento dello stretto di Messina, datata 30 aprile 2021, sosteneva nelle sue conclusioni che «sussistono profonde motivazioni per realizzare un sistema di attraversamento stabile dello Stretto di Messina, anche in presenza del previsto potenziamento e riqualificazione dei collegamenti marittimi (collegamento dinamico)». La “Commissione di esperti del Mit” (aprile 2021) non ha “bocciato” il progetto. L’ipotesi alternativa a tre campate, citata dal Comitato tecnico in seno al Mit, era stata già scartata ad inizio degli anni ’90 per chiare inefficienze economiche e problematiche tecniche ed ambientali legate in particolar modo all’impatto e alla fattibilità delle fondazioni in mare».

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