Ponte, a Messina consorzi per battere la concorrenza: all’opera 4.000 lavoratori l’anno
Dopo il confronto con la politica quello con la città che produce. Pietro Ciucci “affronta” da solo il tavolo comunale permanente sullo Stretto e prende appunti per ogni suggerimento. Alcune risposte sono esaustive, altre diventano un impegno. Nel salone delle Bandiere ci sono i sindacati, le organizzazioni datoriali, la Camera di Commercio, gli ordini professionali e gli enti più rappresentativi del territorio. Il vicesindaco Mondello tira le fila degli interventi e rivolgendosi all’Ad della Stretto di Messina gli dice che la città deve poter governare i processi a terra e soprattutto quelle che, ha sottolineato, non sono opere compensative ma complementari al Ponte. «Quella che cambieranno la strategia urbanistica della città». Dagli Industriali e dal Camera di Commercio arriva la richiesta, comune anche ad altre categorie, di un coinvolgimento concreto. Pietro Franza (Sicindustria) parla di un’opera che per Messina non può essere solo il collegamento fra Sicilia e Calabria, ma deve diventare l’opera più bella del mondo, un vero attrattore. Ivo Blandina guarda già a come le aziende locali possono “intervenire” nei processi di realizzazione dell’opera. «La nostra comunità economica vuole farsi trovare pronta e stiamo già mappando cosa ci sia sul territorio, in termini di risorse e servizi. Vorremmo poi presentarlo in maniera organica per settori. E a quel punto creare dei consorzi, delle reti, che superino la frammentazione che penalizzerebbe tutti». Pietro Ciucci, non gira attorno al problema della ricaduta sul territorio di tutti quei miliardi di investimenti. «Il territorio si faccia trovare presente. Il contraente generale cercherà per tutte le sue esigenze le soluzioni più facili. Ha i suoi fornitori e sarà tentato di rivolgersi a quelli con la scusa che in loco non ce ne siano di adeguati. Contiamo che Messina possa dare una risposta adeguata, ma non si cada in una catena di piccoli subappalti. Quella dei consorzi è una buona soluzione che supera il limite dimensionale e noi, che vogliamo dire la nostra nel merito della direzione lavori, potremo così rispondere alle vostre domande di coinvolgimento». E poi c’è il delicato tema dell’occupazione e della formazione di personale adeguato a svolgere le mansioni necessarie. Ciucci chiarisce qualcosa sui numeri e sull’unità di misura usata. «Nel cantiere – dice – lavoreranno una media di 4.000 persone l’anno, con punte di 7.000. Trentamila se moltiplicate per 8 anni». Trentamila se moltiplicate per 8 anni». Pippo Moroso, direttore dell’Organismo paritetico edile di Messina, a tal proposito, chiede quanti e che tipo di lavoratori devono essere formati. «Presto faremo un programma di formazione con i numeri puntuali» risponde Ciucci. Spazio anche alle critiche come quelle di Pietro Patti segretario generale della Cgil che punta sullo scarso coinvolgimento locale domandandosi quanti di quei 4000 lavoratori annui saranno messinesi. Il comitato Invece del Ponte, con Elio Conti Nibali commenta, dopo la riunione del tavolo permanente, « I numeri sugli occupati sbandierati da Salvini crollano – dice –, Ciucci espone i dati di un documento di analisi costi/benefici da cui si evidenzia un risultato che batterebbe tutti i benchmark europei. Peccato però che non si valuti l’opzione zero, che deve stare alla base di qualsiasi analisi seria: l’investimento cioè sul miglioramento dell’esistente, ovvero investimenti su navi e materiale rotabile che dimezzerebbe, con costi infinitamente ridotti, il tempo di attraversamento». Il riferimento è ai dati presentati dalla “Stretto” per i quali, nel periodo trentennale di gestione, cioè fino al 2062, secondo uno studio della Bocconi ci sarebbe un valore attuale netto positivo di 3,9 miliardi che vale il 4,51% di rendimento, cioè un punto e mezzo in più del livello minimo europeo per il rapporto costi e benefici di un’opera. Fortunato Romano (Mcl) allarga il fronte dell’interesse. «A spanne rimarrà sul territorio la mostruosa cifra di 5 miliardi, ma domandiamoci quello che una madre mi ha chiesto ieri, “dove porto mio figlio al mare per i prossimi 8 anni? Diamole una risposta». Paolo Vermiglio, presidente dell’ordine degli avvocati, sottolinea la necessità rinforzare le piante organiche della magistrature locali in vista della mole di contenziosi per gli espropri: «un imbuto dal quale si rischia di non uscire più». Per Clara Stella Vicari Aversa dell’ordine degli Architetti quella del Ponte è un occasione per «rigenerare le coste e trasformare Messina in un luogo dello stare e non dell’attraversare». La chiusura ancora a Pietro Ciucci. «Ci teniamo fortemente ad essere coinvolti nelle vostre riunioni tecniche. »Vogliamo ricevere stimoli ma anche critiche».