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Ciucci a Messina: il Ponte un'opera per il territorio. Il via libera del Cipess cancellerà il contenzioso con Webuild

Quando sembrava tutto pronto e si stava per iniziare, è arrivato lo stop, una lunga pausa, poi la ripartenza. Se vogliamo, la seduta della commissione Ponte nella quale i vertici della Stretto di Messina hanno presentato, per la prima volta, gli ultimi aggiornamenti sul progetto definitivo, è divenuta una metafora del travagliato iter del Ponte stesso, avviato, fermato e adesso ripartito. La differenza è che quanto accaduto in oltre vent’anni – gli ultimi –, ieri è stato riassunto in un’unica, calda giornata a Palazzo Zanca.
Una giornata vissuta sulle montagne russe, dalle tensioni all’arrivo dell’amministratore delegato della Stretto di Messina, Pietro Ciucci, accolto a suon di «buffone» e con gli ormai soliti rotoli di carta igienica, alla convivialità del mini-banchetto offerto allo stesso Ciucci e ai tecnici della “Stretto” dei consiglieri comunali, tra arancini, pidoni, cannoli (rigorosamente riempiti al momento) e pignolata. Un rinfresco che si sarebbe dovuto tenere dopo la seduta della commissione Ponte e che, invece, è servita a raffreddare il clima, dopo il primo stop imposto dai manifestanti dei movimenti No Ponte. Questi ultimi, dal loggione dell’aula consiliare, hanno obbligato il presidente della commissione, Pippo Trischitta, a rinviare l’avvio dei lavori, dopo un vano tentativo di mediazione.
Solo nel primissimo pomeriggio, dunque, si è entrati nel vivo. A fare gli onori di casa, oltre a Trischitta e al presidente del consiglio comunale Nello Pergolizzi («l’auspicio è che di questi momenti ce ne siano sempre di più, nell’interesse dell’intera cittadinanza»), il vicesindaco Salvatore Mondello («abbiamo investito parecchio sulla programmazione e la pianificazione») e il sindaco Federico Basile, il quale ha confermato la linea del profilo istituzionale, senza entusiasmi né barricate: «Al di là delle posizioni ideologiche – ha detto –, il progetto già depositato rappresenta il naturale proseguimento di una legge dello Stato. Il mio lavoro è tutelare il territorio, saremo presenti per stare accanto a chi dovrà realizzare l’opera, sempre nella tutela della città».
E accanto al sindaco c’era proprio chi dovrà realizzare l’opera. Pietro Ciucci c’è stato nel “primo tempo” della Stretto di Messina, c’è anche oggi, dopo la ripartenza voluta dal vicepremier Matteo Salvini. «Ma questa è una “nuova” Stretto di Messina – ha chiarito subito –, quando a giugno siamo ripartiti per decreto legge erano rimaste solo due persone e il primo impegno è stato dare un’organizzazione, coinvolgere professionisti di livello, in grado di gestire un progetto di questa importanza. Oggi siamo già una novantina e la società continuerà a crescere, specie sul territorio, a Messina e a Villa San Giovanni. Perché nel progetto del Ponte c’è molto più del Ponte».
L’ad della “Stretto” ha ripercorso le tappe del progetto e ha sottolineato: «Se si trattasse solo dell’attraversamento dello Stretto e tutto finisse lì, probabilmente si palerebbe, a ragion veduta, di un monumento, invece è l’unione tra due sistemi stradali e ferroviari, parte fondamentale di un corridoio europeo. Ma è anche un’opera del territorio e per il territorio, motivo per cui in questo territorio devono esserci tutte le ricadute, forniture, consulenze, attività professionali».
Un tema caldo è quello degli espropri: «Ci stiamo muovendo in sintonia col territorio, il piano degli espropri verrà pubblicato in settimana, l’avviso pubblico non appena partirà le conferenza dei servizi, con l’elenco completo delle ditte e delle particelle che saranno espropriate. In questa fase di 60 giorni, grazie alla disponibilità del Comune, al Palacultura ci sarà uno sportello in cui gli espropriandi potranno chiedere informazioni, formulare critiche o suggerimenti».
Una fase, quella degli espropri, «che non potrà partire prima del via libera del Cipess, con la dichiarazione di pubblica utilità e l’approvazione del piano finanziario, e cioè l’assicurazione dell’integrale copertura finanziaria. Un fatto eccezionale, perché non c’è mai stato per nessun altro progetto». A questo proposito Ciucci è stato netto: «Spesso mi si chiede qual è il punto di non ritorno di un progetto del genere. Io credo che se un Parlamento o un Governo approvano una legge e stanziano delle risorse, dichiarando un progetto prioritario, quel punto di non ritorno è già superato. Ma se non volessimo pensarla così, la delibera del Cipess lo sarà indubitabilmente». Sarà quello il momento chiave, dopo il quale inizierà una nuova fase, quella esecutiva.
Pochi gli interventi dei consiglieri comunali (a causa, soprattutto, dei tempi stretti). Dal forzista Cosimo Oteri la richiesta di un’attenzione “allargata” anche alle infrastrutture autostradali. I contributi più carichi di dubbi e perplessità quelli di Felice Calabrò e Antonella Russo del Pd, che hanno gettato sul tavolo temi quali l’assenza di coinvolgimento del territorio, i disagi futuri, le 68 osservazioni del Comitato scientifico e il contenzioso tra Webuild e il Governo (ancora in piedi). «Un’opera di questo tipo, concentrata in un’area tutto sommato limitata, comporta inevitabilmente anche dei disagi – ha risposto Ciucci –, in questo periodo a Roma di cantieri ne abbiamo tantissimi, a piazza Venezia ce n’è uno, per la metropolitana, che rimarrà per 8-10 anni. Il nostro impegno è quello di contenere il più possibile questi disagi e fare in modo che il calendario sia rispettato.
Le osservazioni del Comitato scientifico? Non sono 68 criticità, ma 68 opportunità. Raccomandazioni condivise dalla Stretto di Messina». Per Ciucci il Ponte non ha colore politico: «Sarei sorpreso se un cambio di governo fermasse un’opera così importante, significherebbe davvero buttare soldi». Il contenzioso, del resto, nacque così, dopo lo stop del governo Monti: «Premesso che in primo grado c’è già stata una sentenza favorevole alla società – ha chiarito Ciucci –, il riavvio dei contratti avverrà a condizione di una rinuncia totale a qualsiasi contenzioso e subito dopo l’approvazione del Cipess». Cioè a giugno, se i tempi verranno rispettati, dopo la valutazione di impatto ambientale. Il punto di non ritorno, appunto.

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