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San Piero Patti, Cinzia Marchello: “Sono qui per la comunità e le mie figlie”

«Non posso ancora dire se ne è valsa la pena, potrò tirare le somme solo alla fine del mio mandato. Sono molto critica, anzi, sono la peggiore opposizione di me stessa. Per questo, solo se svolgerò questo ruolo per come io stessa mi sono ripromessa, allora ne sarà valsa la pena».
Cinzia Marchello, sindaca di San Piero Patti, non fa sconti nemmeno al suo operato. Con un focus esclusivo sulle svariate attività da portare a compimento, tra le voci inserite nel suo personale bilancio, forse non compare consapevolmente il potere dell’esempio. Troppo concentrata sul da farsi, sul rigare dritto lungo la via che aveva promesso di percorrere ai suoi elettori, alla sua comunità con cui interagisce in maniera familiare, amica e severa a seconda delle circostanze. Ma lungo il tragitto ciascuno lascia inavvertitamente cadere dei semi, e dai suoi, immaginando l’attecchimento che avviene in botanica, nascerebbe di certo una varietà di “senso pratico”. Del resto, l’Ente di piazza De Gasperi è la sua nuova dimora pro tempore, un Comune arredato da focolare domestico. Con la peculiare modalità delle donne di sbrigare ogni incombenza a prescindere dalla fatica e dagli eventuali intoppi, guardando agli ostacoli come a dei traguardi da superare buttandosi a capofitto in prima persona, è così che amministra la sindaca sampietrina, richiamando ciascuno al proprio dovere. Una sorta di deformazione, più che professionale, che viene dall’essere madre, nel caso specifico di tre figlie. Mentre ne parla trapela il dispiacere per il tempo che sta loro sottraendo: «Nonostante il passato politico da consigliera comunale, prima all’opposizione, poi di maggioranza, e da assessora ai Servizi sociali, ruolo affrontato nel pieno della pandemia, non avevo mai contemplato l’idea di una sindacatura – racconta –. Mi è stato chiesto di candidarmi, responsabilità da cui non sono sfuggita. Vivere momenti difficili, condivisi con la comunità, mi ha portato a lasciarmi coinvolgere. Della mia scelta la famiglia ne paga spesso le conseguenze, tuttavia è per rendere questo paese migliore e per far crescere qui le mie figlie e le nuove generazioni, troppo spesso costrette a scappare, che il mio impegno aumenta».
Un senso del dovere che non si lascia distrarre dai pregiudizi incontrati, per lo più «d’impatto» e il più delle volte facilmente superati: «In pochi rimangono fermi al preconcetto. Certo, dispiace che gli attacchi non si fermino all’ambito politico, ma che trasbordino sul personale, ma io sono testarda, se c’è un problema lo sposo e lo porto avanti fino alla risoluzione. Anche per questo riscontro dai colleghi sindaci piena collaborazione, e dalla gente addirittura maggiore fiducia, senza sospetti legati all’essere donna, a cui al contrario attribuiscono doti come l’affidabilità e la concretezza».
Si ricandiderà? «Sì, se avrò compiuto quanto mi sono prefissata, pur non volendo fare la sindaca per tanti anni. Mi piacerebbe passare il testimone ai giovani dopo aver cambiato l’impostazione politica locale, che guardi al futuro sfruttando tutte le occasione che ogni finestra di bando rappresenta, ma senza tralasciare il presente e le piccole quanto legittime esigenze di ogni cittadino».

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