Sindaca per spirito di servizio e voglia di essere utile alla comunità più che per vocazione politica, Katia Ceraldi guida Cesarò con la determinazione ed energia che la contraddistinguono nella vita e nella professione legale. «Non vengo dalla politica né ho ambizione di carriera politica, sono tornata nel 2016 da Siracusa per ragioni familiari e avendo scelto di vivere a Cesarò c’era bisogno di metterci la faccia e dare il mio contributo», dice. «Dopo la prima esperienza nel 2017 in consiglio comunale, prima degli eletti, seppur all’opposizione, nel 2022 con la collega e vicesindaca Mirella Zito abbiamo messo insieme un progetto di persone competenti. La gente voleva noi e non è stato difficile superare il quorum nella corsa solitaria».
Una sfida coraggiosa in un momento storico drammatico per un comprensorio finito sotto la scure delle inchieste sulla “mafia dei pascoli”. «In quel periodo, si identificavano i Nebrodi e Cesarò con la mafia, un massacro mediatico inaccettabile che ha fatto scattare in me la scintilla – tuona la sindaca –. Nessuno può permettersi di negare l’esistenza del problema, oggi ci sono sentenze che hanno fatto chiarezza, ma non mi è piaciuto come è stata trattata la comunità, facendo di tutta l’erba un fascio e associando mediaticamente quel fenomeno ad ogni occasione, anche di festa». Un clima che sembra fortunatamente alle spalle, «sono trascorsi tre anni sereni perché tutti sanno come ragiono, anche se mi ferì la lettera anonima in campagna elettorale che mi definiva avvocato dei mafiosi per via della professione. Abbiamo ristabilito il rispetto delle regole per tutti cambiando la mentalità a partire dalle cose più semplici dalla vivibilità quotidiana alla raccolta differenziata, recuperato il disavanzo, riscosso i tributi non pagati e i crediti per l’affitto dei terreni e adottato il nuovo bando in totale trasparenza».
Katia Ceraldi guarda dunque avanti con rinnovato entusiasmo, pur tra le difficoltà e i sacrifici di un percorso ancor più arduo per una donna. «La politica, come l’avvocatura, è pensata probabilmente più per gli uomini e in certi contesti specialmente piccoli per le donne è più difficile», conclude la sindaca che non ama l’appellativo al femminile: «Non è la gambetta in più di una consonante che qualifica la donna. Ho creduto fortemente in una squadra di donne (tre su cinque compongono la Giunta, più tre consigliere di riferimento in Aula, ndc) e in una politica di concretezza e risposte al territorio che ha nell’onorevole Bernardette Grasso un punto di riferimento. Ho rinunciato al tempo libero per conciliare amministrazione e professione, però guardando al futuro e nonostante le tante criticità del nostro territorio, quel cambiamento conquistato mi fa recuperare le energie e pensare di non voler disperdere il grande lavoro fatto».
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