Il Pd può avere un dialogo reale con Cateno De Luca? E cosa ha “imparato” dalle ultime batoste elettorali? Su cosa dovrebbe puntare, alla vigilia di una nuova fase congressuale? Domande ormai costanti, negli ambienti del Partito democratico messinese. Alle quali risponde Armando Hyerace, componente del coordinamento provinciale del Pd e tra i papabili candidati alla prossima segreteria. Il punto di partenza non può che essere l'urna. Anzi, le urne. Quelle che non hanno sorriso granché, al Pd messinese, nelle ultime tornate.
«Al netto di difficoltà generali che ha avuto il partito sia a livello nazionale che regionale – dice Hyerace –, a Messina credo che abbiano sempre prevalso più le logiche individualiste, a discapito di processi di crescita collettiva. Sono state proposte candidature nate più per opportunismo del momento, poco funzionali a ragionamenti collettivi ed estranei alla storia ed ai valori del partito, e che hanno determinato la nascita di leadership che non si sono mai realmente connesse con i militanti del nostro partito e in generale con gli elettori. Alcuni, poi, hanno sempre confuso, e continuano a confondere, i voti individuali con il consenso. Ed è il consenso che ti fa fare il salto di qualità e vincere le elezioni, non la fredda sommatoria di voti o di percentuali. Diversamente, ti ritrovi non solo a perdere, ma con eletti che il giorno dopo cambiano partito. C’è stato un problema, quindi, di credibilità e coerenza che il partito oggi deve affrontare partendo innanzitutto da un momento di chiarezza sui valori e su una scelta di campo netta senza fraintendimenti».
Qual è lo stato di salute, oggi, del Pd?
«Le iniziative promosse con l’estate militante e le feste dell’unità che si sono svolte sia in provincia che in città ci dicono che c’è un partito con tanti militanti e amministratori che, nonostante tutto, hanno ancora voglia di spendersi. Ed è quello che, del resto, ci ha chiesto il popolo delle primarie, in maniera trasversale, anche a Messina, soprattutto dopo le ultime pesanti sconfitte. Dobbiamo ripartire con fiducia da quei 10 mila voti dati solo al simbolo alle ultime regionali. Non sarà semplice mettere in moto questo processo di rinnovamento e di apertura, e il prossimo congresso provinciale mi auguro che possa rappresentare innanzitutto un momento di chiarezza».
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