Dal punto di vista squisitamente tecnico a contare di più potrebbero essere le ultime sei assenze consecutive, dal 12 al 31 ottobre, per le quali non erano state fornite giustificazioni fino all’altroieri. Ma è soprattutto dal punto di vista politico che colpisce il dato su come e quanto Maurizio Croce abbia svolto il ruolo di consigliere comunale. Ruolo che, va ricordato, ha conquistato in qualità di primo dei non eletti tra i candidati sindaco. Il dato è il seguente: da inizio mandato, quindi dall’estate 2022, Croce ha partecipato a sole 8 sedute di consiglio comunale su 134 e a nessuna seduta di commissione. Un assenteista strutturale, che prescinde dalle giustificazioni fornite di volta e in volta e che rende legittimo chiedersi: perché continuare a ricoprire una carica solo formalmente, senza poterne, di fatto, svolgere le funzioni?
La questione è rimbalzata più volte all’interno dell’aula di Palazzo Zanca e, dopo la turbolenta seduta nella quale sono stati eletti i vicepresidenti del Consiglio (e alla quale Croce ha partecipato, come nelle poche volte in cui era necessaria la presenza di tutti i componenti dell’opposizione), è divenuta un caso politico aperto. Lo ha posto con forza Pippo Trischitta, capogruppo di “Con De Luca per Basile”, invitando il presidente del Consiglio Nello Pergolizzi ad attivarsi per far predisporre agli uffici una delibera di decadenza («se non lo farà lei, lo farò io», ha detto Trischitta). Ma lo aveva già fatto lo stesso Pergolizzi, con due note inviate il 6 novembre sia alla dirigente agli Affari generali del Comune, Laura Strano, che alla prefetta e alla segretaria generale.
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