Chi di spada ferisce, di spada perisce, si potrebbe dire. O fare riferimento alle Idi di marzo, a Cesare pugnalato da Bruto («tu quoque fili mi») e Cassio. Comunque la si interpreti, la vicenda Musolino-De Luca resterà impressa negli annali della storia politica messinese degli ultimi decenni. Gli spunti per una riflessione ad alta voce sono innumerevoli.
Intanto, sgombriamo il campo da ogni equivoco: bisogna smetterla con qualsiasi riferimento che sia, o possa sembrare, atto di sessismo. Non se ne può più. De Luca ci casca spesso, anche se poi dichiara che sono gli altri a equivocare e a strumentalizzare le sue parole. Quanto accaduto durante la precedente campagna elettorale, con gli attacchi alla deputata messinese Matilde Siracusano, fu e resta inaccettabile.
Ma proprio in quell’occasione, Dafne Musolino, in prima fila tra i “pretoriani” del “dux Cateno”, non disse niente. Non si scandalizzò, non si stracciò le vesti. Tutta l’avventura politica che ha visto la senatrice a fianco di De Luca – non solo come militante nel movimento-partito creato dal sindaco di Taormina ed ex sindaco di Fiumedinisi, Santa Teresa e Messina, ma davvero come una delle menti strategiche e delle più fedeli attuatrici dei programmi e delle direttive – si è svolta nel solco politico-mediatico voluto dal suo “capo”. La virtù, o il vizio, principale di De Luca è la coerenza. È così come lo conosciamo dall’inizio della sua avventura, dai comizi nella piazza del suo paese a quelli tenuti davanti alle Cattedrali di Messina o di Taormina. Nel bene e nel male. Più o meno tutti, ovviamente soprattutto gli avversari, sono incappati nella maglia degli attacchi, scomposti, spesso triviali e odiosi, ma sempre studiati e scientificamente calcolati, del “Catemoto” (per citare il titolo del libro scritto da Emilio Pintaldi). A Dafne Musolino tutto questo, fino a pochissimi giorni fa, è andato bene. Anche la sua elezione è avvenuta grazie a quei metodi, che hanno sempre prodotto, al riscontro delle urne, risultati sorprendenti, a volte clamorosi. Come l’approdo in Senato e alla Camera di due ex assessori della Giunta De Luca.
La politica è fatta di scelte. Gli insulti dovrebbero sempre restarne fuori. Ma la gente chiede anche un minimo di coerenza, quando si stipula un patto con gli elettori. Già, la coerenza... merce che, a qualsiasi livello, si fa sempre più rara.
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