È una tregua armata, quella che si è instaurata in consiglio comunale. E la giornata di ieri ha dimostrato come gli equilibri politici, dentro l’aula di Palazzo Zanca, siano ancora estremamente fragili. Il clima, almeno apparentemente, sembra meno teso. In conferenza di capigruppo si è deciso di abbassare i toni, per evitare di offrire spettacoli poco decorosi fuori dal municipio. E in effetti ieri sera, quando il Consiglio è tornato a riunirsi, il presidente Nello Pergolizzi ha più volte ricordato questo “patto”, sebbene le fibrillazioni non siano mancate (vedremo perché) e il risultato non cambi, con gli atti chiave – bilancio e Tari – che rimangono in stand-by. Un patto mantenuto, nonostante ciò che era accaduto nella tarda mattinata, con protagonista “indiretto” proprio Pergolizzi.
Non è ancora chiusa, infatti, la querelle sull’elezione del presidente del consiglio comunale. L’opposizione continua a ritenere irregolare la modalità con cui Pergolizzi è stato eletto, con una maggioranza semplice e non assoluta. In prima battuta era stata predisposta una delibera di revoca in autotutela, che però per il momento è stata riposta in un cassetto e rimane in stand-by.
La nuova mossa è una formale richiesta di parere all’assessorato alle Autonomie locali. «Il sistema di elezione del presidente del Consiglio comunale – si legge nella lunga nota inviata ieri a Palermo –, a seguito di dimissioni del presidente uscente on. Cateno De Luca, deve essere assoggettato, così come tutte le altre delibere di Consiglio, alle norme statutarie e regolamentari dell’ente. Ebbene, l’art. 36 del Regolamento del Consiglio del Comune di Messina prevede che ogni deliberazione del consiglio comunale si intende approvata quando abbia ottenuto il voto favorevole della maggioranza dei votanti, ossia un numero di voti a favore pari ad almeno la metà +1 dei votanti».
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