L’opposizione mastica amaro e medita vendetta. E il giorno dopo la debacle si va in ordine sparso anche nell’analisi. «La nottata di ieri ha fatto emergere – dice Giovanni Caruso, battitore libero della minoranza politica – la difficoltà di dialogo che non sia contro qualcuno. In un mese c’è stata poca sintesi, e non è mai stata trovata la quadra. Anzi paradossalmente più passava il tempo peggio era. Quella scheda bianca è di qualcuno del centrodestra che, o sapeva come sarebbe andata a finire o è un imprudente. Chissà magari pensava di dover essere lui il candidato».
Per Dario Zante (Ora Sicilia) la vittoria di Taormina di De Luca «ha avuto un peso perché ha tenuto compatta la sua coalizione. Così come vorremmo restare uniti noi per fare opposizione. Cosa non ha funzionato? che il centrodestra ha più anime e non è facile tenerle unito». Fratelli d’Italia ha mosso più di una critica sull’interpretazione della norma che ha portato sia a considerare come seconda elezione quella di lunedì, dopo quella del 2 maggio, sia per la valutazione della maggioranza semplice. «Le regole dovrebbero essere chiare e cristalline e soprattutto note a tutti e non uscite dal cilindro all’occorrenza – dice Dario Carbone – .Sto approfondendo tecnicamente e legalmente la questione ma non comprendo – a primo impatto – come si possa considerare la votazione di ieri una prosecuzione della votazione iniziata il due maggio, considerato che da quella data si sono susseguite due dimissioni (De Luca e De Leo) e due conseguenziali surroghe (Caruso e Schepis) e quindi il plenum del Consiglio Comunale è oggettivamente diverso. Da tale vulnus – prosegue l’esponente del partito della Meloni – a cascata, deriva l’illegittimità dell’elezione del presidente Pergolizzi. Il consigliere, infatti, per essere eletto avrebbe dovuto ottenere la maggioranza assoluta dei voti e cioè 17».
E ieri nel mirino dell’opposizione è finita anche la Segretaria che ha avuto il suo bel da fare a gestire soprattutto la delicata vicenda della presunta incompatibilità del soggetto attuatore del commissario per l’emergenza idrogeologica Maurizio Croce con il suo ruolo di consigliere comunale.
«La strategia era quella di fare più votazioni possibili – ha detto Giandomenico La Fauci ( Ora Sicilia), convinti che alla fine l’avremmo spuntata magari coinvolgendo il Partito Democratico. Sapevamo ci fossero altre regole per la verità. E devo dire, con amarezza, che non mi sento più garantito dal Segretario Generale».
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