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Amministrative a Messina, ci sono tre ricorsi

A presentarli Fdi, Ora Sicilia e Alessandro Russo, primo dei non eletti nel centrosinistra

C’è una coda giudiziaria per le elezioni amministrative del 12 giugno scorso. E dopo il caos di quei giorni, con il solito spoglio fiume e i risultati ufficiali arrivati dopo più di due settimane, c’era da aspettarselo. Una volta capito, in una manciata d’ore, che la vittoria di Federico Basile sarebbe stata schiacciante, già al primo turno, il vero rebus aveva riguardato il premio di maggioranza: sarebbe scattato, rendendo completo il trionfo della strategia deluchiana, oppure no, consegnando anche stavolta al sindaco un consiglio comunale “in bilico”? La stessa segreteria di De Luca, nelle primissime concitate ore, sembrava escludere la possibilità di ottenere il premio di maggioranza. Poi l’orientamento è cambiato. Ed è stato quello che, alla fine, ha seguito l’Ufficio centrale elettorale, presieduto da Corrado Bonanzinga. Premio di maggioranza assegnato, tra le proteste delle opposizioni.

Opposizioni che adesso sono passate al contrattacco. In realtà lo hanno fatto, sottotraccia, nelle scorse settimane. E così viene fuori che ci sono ben tre ricorsi presentati contro le decisioni assunte dall’Ufficio elettorale: due riguardano la stessa questione (e per questo verranno discusse al Tar di Catania nella stessa udienza, fissata per il 9 novembre), l’attribuzione del premio di maggioranza. L’altro, invece, mette in discussione il metodo con cui è stato assegnato il seggio spettante al miglior candidato sindaco perdente, Maurizio Croce.

I primi due sono stati protocollati il 31 agosto e sono “targati” centrodestra. Uno è stato presentato da una delle cognate di Francantonio Genovese (e quindi per Ora Sicilia), Giovanna Schirò, rappresentata da un avvocato che le questioni di Palazzo Zanca le conosce bene, l’ex sindaco Antonio Andò; l’altro, invece, vede come parte in causa la prima dei non eletti di Fratelli d’Italia, la cardiologa Mariapaola Campisi, che invece è rappresentata dagli avvocati Felice Panebianco (militante dei “meloniani”) e Antonino Crisci.

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