Sarà election day. I messinesi dovranno munirsi di grande attenzione, e di una buona dose di pazienza, nel districarsi tra tutte le schede elettorali che avranno in mano quel giorno. La data fatidica è il 12 giugno. Quella domenica si andrà alle urne per votare, udite udite, non solo per il sindaco della città di Messina e i consiglieri comunali e quelli da eleggere nelle Circoscrizioni, ma anche per i cinque quesiti del Referendum sulla giustizia (consultazione a livello nazionale) e per il Referendum sull'istituzione del nuovo Comune di Montemare (consultazione, ahinoi, a livello solo comunale). In compenso, l'accorpamento di tutti questi appuntamenti elettorali comporterà un indubbio risparmio di risorse pubbliche.
La decisione
Su Montemare si è deciso ieri, al termine di un vertice svoltosi a Palermo, al quale hanno preso parte il commissario straordinario del Comune di Messina Leonardo Santoro, il direttore generale del Dipartimento regionale Enti locali Margherita Rizza e il commissario ad acta Vincenzo Raitano, nominato dalla Regione proprio per dar seguito alle procedure di indizione del Referendum. Corrispondendo il bacino elettorale dei votanti per il sì o il no a Montemare con quello dell'intera città, si è potuto scegliere di far svolgere la consultazione contestualmente a quella delle Amministrative. «La decisione assunta - dichiarato il commissario Santoro - consentirà un notevole risparmio in termini di risorse economiche in quanto la città di Messina potrà esprimersi nella medesima data su tre consultazioni elettorali».
Come si voterà
È un argomento, quello del come si voterà, sul quale ci si soffermerà a lungo nelle prossime settimane. Basta, per ora, evidenziare solo alcuni aspetti. L'elettore messinese avrà una scheda per segnare il nome del candidato sindaco e per l'elezione dei consiglieri comunali; una per le sei Circoscrizioni (presidente e consiglieri). E per il Referendum su Montemare...
Il doppio quorum
La modalità di voto, che sembra inventata da uno scienziato folle, prevede il doppio quorum. E questo, cosa significa? Bisogna già cominciare a memorizzare un dato importante: il Referendum, di fatto, separa già i territori di Messina e dei villaggi che vorrebbero dar vita a Montemare. Verranno conteggiati i voti del territorio che raggiunga un numero di votanti pari al 50 per cento più uno degli aventi diritto. Il paradosso è palese. Messina ha una popolazione di 224.531mila abitanti, i borghi rivieraschi e collinari interessati dichiarano circa 8mila abitanti, in realtà dovrebbero essere poco più di 6mila. Dove sarà più facile raggiungere il quorum, cioè il 50 più uno degli aventi diritto al voto? Lì dove sono i numeri sono inferiori, è ovvio. E, dunque, poniamo il caso che nel resto del territorio comunale non si raggiunga quella percentuale, mentre invece il 50 più uno viene conseguito nei villaggi coinvolti. A quel punto, se prevale il sì a Castanea e dintorni, poco più di duemila abitanti potrebbero decidere le sorti dello stesso Comune capoluogo, sottraendo a esso un terzo del territorio, fatto di colline e di coste, patrimonio che appartiene a tutti i messinesi, e a non solo ai castanoti, agli ibbisoti, ai salicioti (con tutto il rispetto per gli abitanti di questi meravigliosi, e purtroppo trascurati, nostri villaggi). Nel caso in cui in entrambi gli ambiti si raggiunge il quorum strutturale, il risultato valutabile è quello complessivo. Ecco perché è importante che tutti i messinesi siano informati delle modalità di voto e della rilevanza della posta in palio.
Ma cos'è Montemare?
Bella domanda... È lo sbocco finale, irrazionale, insensato e inattuale, di giuste rivendicazioni sollevate dalla gente del luogo e dal Comitato che, con coerenza e impegno (va riconosciuto), porta avanti questa battaglia dal lontano 2011. Montemare non esiste come località, né dal punto di vista storico né da quello geografico, non c'è un vero tessuto connettivo tra i villaggi, è solo il nome della Circoscrizione, che oggi ricomprende i territori di due dei 14 vecchi Quartieri, esattamente il XII e e il XIII, nei quali era suddiviso il Comune di Messina e che, poi, sulla scia della cosiddetta “spending review”, furono ridotti a sei. I villaggi interessati sono quelli di Ortoliuzzo, Rodia, San Saba, Piano Torre, Spartà, Acqualadroni lungo la riviera tirrenica e Castanea, Salice, Gesso e le Masse (San Giorgio, Santa Lucia, San Giovanni, più la minuscola, suggestiva e disabitata San Nicola) sulle pendici dei monti Peloritani.
E se vincesse il Sì?
Anche in questo caso, il percorso non è semplice e immediato. La volontà popolare, naturalmente, dovrà essere rispettata, ma l'esito del Referendum consultivo dovrà poi passare al vaglio dell'Assemblea regionale siciliana, alla quale spetta l'ultima parola in materia di variazioni sul territorio dell'Isola. Il precedente più vicino nel tempo è quello del nuovo Comune di Misiliscemi, che si è staccato dal capoluogo di provincia, Trapani. Le procedure sono state lente e complesse e, infatti, a distanza di tre anni, non si è ancora proceduto alle elezioni del nuovo sindaco e del consiglio comunale.
Il Comitato promotore
Le motivazioni sono state più volte spiegate, nel corso degli anni, dai rappresentanti del Comitato che ha promosso il Referendum: «L'estensione dell'attuale Comune di Messina contiene in sé realtà diverse ed esigenze divergenti tra loro, ma, vivendo in uno dei villaggi periferici della zona nord, queste variegate necessità non vengono equamente valutate e soddisfatte, con forti differenze fra centro cittadino e periferia. Questo squilibrio è dovuto in parte al progressivo accentramento amministrativo perpetrato ai danni dei preesistenti quartieri periferici, ma soprattutto alla drastica riduzione delle risorse finanziare che ha penalizzato e praticamente quasi escluso del tutto le nostre realtà da qualsiasi tipo di intervento o spesa pubblica. I nostri villaggi, gli antichi casali di tramontana, versano ormai in una condizione di progressivo abbandono, lontani dalle priorità di intervento del Comune di Messina».
Le ragioni del No
Si è già costituito un Comitato del No a Montemare, si dice ne stiano nascendo altri, in ogni caso si cercherà di creare un coordinamento tra tutte le forze politiche e sociali che, pur impegnate nelle elezioni amministrative, dovranno occuparsi anche di questo tema. E le ragioni del No sono innumerevoli, come già più volte evidenziate. E sono riassunte nel decalogo del Comitato presieduto da Alfredo Mangano.
1) «Le difficoltà rappresentate dagli scissionisti sono le medesime presenti in tutto il territorio comunale, molti problemi, dunque, sono comuni all'intera cittadinanza». E se si ragionasse così, non ci sarebbe più neppure la città, ma solo la frantumazione di piccoli pezzi di territorio e di piccoli interessi di bottega.
2️) «Il territorio che verrebbe ricompreso nel nuovo Comune è ampio e diversificato, caratterizzato da una morfologia assai complessa (poche vallate e molti pendii) e in costante spopolamento. La costituzione di un nuovo Comune non comporterebbe altro che spese, una maggior tassazione e relativo ulteriore spopolamento».
3️) Il bilancio del Comune non reggerebbe, i servizi sarebbero in default ancor prima di essere avviati».
4️) «Se è vero che in quei territori insistono delle criticità di non poco conto, è anche vero che Messina è stata linfa vitale per quegli stessi territori».
5️) «Una delle peculiarità di Messina è la sua diversificazione territoriale, la nascita del nuovo Comune la farebbe irrimediabilmente venir meno, decretando un fortissimo arresto in una lenta ripresa da una crisi cittadina che perdura da 30 anni. Messina potrà risplendere solamente se unita».
6️) «Basta nuove spese e nuove poltrone. Se non serve al territorio, allora a cosa serve questo nuovo Comune? Semplice, a creare nuove poltrone e centri di potere, a spese dei (pochi) cittadini che rimarranno a vivere in quei villaggi».
7️) «Lo status di Città metropolitana per Messina rischierebbe di venir meno. Concentrando così l'intero potere economico e politico tra Palermo e Catania. Se questo Referendum passasse, non solo decreteremmo la fine dei villaggi collinari, ma anche dell'intero territorio messinese».
8️) «In un momento nel quale si mira all'efficientamento della spesa e all'accorpamento dei piccoli Comuni, si propone di crearne uno nuovo con bassa densità di popolazione. Una scelta in assoluta controtendenza, soprattutto per un territorio che necessita di servizi ed infrastrutture». 9️) «La documentazione presentata dal Comitato si basa su argomentazioni fallaci e numeri insensati, oltre ad essere di gran lunga datata. Viene inventata un'identità territoriale al solo fine di giustificare la nascita del nuovo Comune».
Messina è Montemare
E il decimo motivo li riassume tutti: quello di cui si parla, è un territorio che appartiene ai messinesi. Sono messinesi quelli che hanno le seconde case a Rodia, San Saba, Acqualadroni. Sono messinesi quelli che vanno a prendere il fresco la sera a Salice o a Castanea. Sono messinesi gli estimatori del Museo di cultura popolare a Gesso. È Messina la città del Peloro e dei Peloritani. È Messina la città di mare e di monti. Montemare non esiste, è solo il nome di un Referendum che dovrà svolgersi il 12 giugno. Tocca ai messinesi esercitare l'arte della democrazia, cioè il voto.
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