Prima finestra utile? Tra fine aprile e giugno? Ma si potrà votare? E come e quanto inciderà la vicenda del Referendum per l’istituzione del nuovo Comune di Montemare sulle Amministrative messinesi? C’è il rischio che il commissariamento di Palazzo Zanca, anziché tre mesi, duri addirittura il triplo, fino alla finestra elettorale del prossimo autunno (accorpando, dunque, le elezioni a Messina con quelle per la Regione siciliana)? Tanti interrogativi, ai quali si dovrà dare risposta nelle prossime settimane. Secondo l’ex sindaco De Luca, «non c’è alcun fondamento tecnico o giuridico che possa indurre la Regione siciliana a non indire le elezioni a Messina alla prima finestra utile, come previsto dalla legge, cioè a maggio-giugno». Secondo altri osservatori, invece, è proprio la vicenda Montemare che può far saltare ogni previsione. Questo controverso Referendum – le cui ragioni, non ci stancheremo mai di scriverlo, sono debolissime, senza alcun appiglio storico, e il cui effetto, in caso di affermazione dei “Sì”, sarebbe devastante per l’unità territoriale della città di Messina –, attualmente, è in “stand by” perché è intervenuto il Tar di Catania che ha accolto la richiesta di sospensiva presentata dal Comune. Richiesta di sospensiva riguardante l’invio del commissario ad acta, da parte della Regione, in sostituzione di Palazzo Zanca che (volutamente) è stato inadempiente, visto che l’Amministrazione De Luca ha sempre detto, con chiarezza, di essere contraria a questa consultazione, anche per l’enorme sperpero di denaro. Il Tar, però, il 9 marzo, dovrà pronunciarsi nel merito della questione. Il Comitato del “No a Montemare”, presieduto da Alfredo Mangano, nei giorni scorsi, ha sottolineato come «questo Referendum sia uno spreco di risorse, un progetto pieno di falle giuridiche, contabili e storiche, utile a pochi, a discapito di molti».
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