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Pnrr, il tempo vola e c’è chi “gioca”. Ponte sullo Stretto di Messina, ancora polemica

Già scattato il conto alla rovescia verso il 2026, il Sud e lo Stretto rischiano di restare con un pugno di mosche in mano. Le dichiarazioni di Giovannini sul Ponte riaccendono la polemica

In pochi se ne stanno rendendo conto. Voci isolate, tenute ai margini, bollate come espressioni del solito meridionalismo piagnone. L’anno che è appena iniziato è il primo di un quinquennio dal quale dipendono i destini dell’Italia e ovviamente dei suoi territori. Perché è con il 2022 che, di fatto, comincia il “count down” di tutti i progetti, e relativi finanziamenti, contenuti in quel pozzo di San Patrizio-vaso di Pandora che è il Pnrr, verso la scadenza fissata al 2026. Per ora, da qui, da questo angolo dimenticato del Sud, si assiste a un procedere sghembo, da ubriachi di cifre e di numeri che non trovano corrispondenza nella realtà (o che sono solo cifre e numeri “riciclati”, vecchie opere previste, mai realizzate e riciclate...), nella più assoluta mancanza di chiarezza, tra detto e non detto, tra errori testuali (voluti o meno che siano) come quello inserito nella Relazione al Parlamento sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, quando si sottolinea come gli investimenti per l’Alta velocità, per loro natura, non possono essere ripartiti su base territoriale. Un errore al quale il Governo ha detto di voler porre rimedio, che non era sua intenzione penalizzare il Sud, ma che conferma, invece, la visione nordico centrica di un Piano ritagliato su misura per le regioni settentrionali. Proprio lì dove stanno appollaiati gli avvoltoi, che già accusano le amministrazioni meridionali di non avere progetti e di non saperli realizzare, e che sono pronti a piombarsi (vedi le dichiarazioni del sindaco di Milano Sala) sulle risorse non spese da parte delle Regioni e della Città metropolitane del Sud.
E in questo scenario, ci si mette anche il ministro Giovannini con le sue affermazioni sul Ponte sullo Stretto, che farebbero uscire dai gangheri perfino un monaco tibetano. Dichiarazioni che sono state rilanciate in un’intervista al Messaggero di Roma, dove sostanzialmente l’esponente del Governo continua a rimandare ogni decisione a questo nuovo fantomatico studio di fattibilità.
A rompere il silenzio “unanimistico” su tutto quello che ha a che fare con il Governo Draghi, è ancora una volta la deputata Matilde Siracusano che fa parte della maggioranza che sostiene il premier ma che sul Ponte conferma le sue posizioni critiche rispetto alle scelte-non scelte dell’esecutivo nazionale. «Il governo continua a non dare indicazioni in merito a una chiara posizione politica sul tema – afferma la deputata di Forza Italia – e ieri il ministro delle Infrastrutture Giovannini ha preso ancora tempo evocando una fantomatica “opzione zero”, che il Parlamento non ha mai chiesto. Al contrario, le Camere hanno dato, votando favorevolmente a due mozioni sul tema, atti di indirizzo ben precisi all’esecutivo in merito alla necessità di trovare le risorse per costruire questa grande opera».

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