Franco De Domenico, primo segretario cittadino del Partito Democratico dopo una vacatio durata ben 8 anni. Perché tutto questo tempo?
Il Partito Democratico rappresenta diverse anime riformiste, non sempre si è riusciti a trovare una quadra. Ci sono state delle scissioni in questi anni, da Art.1 a Italia Viva, ma quando ci si è resi conto della necessità di trovare un percorso comune, si è trovata la sintesi prima in Nino Bartolotta, come segretario provinciale, e poi in me. L’obiettivo è tracciare, appunto, una linea comune, impostare un’azione politica chiara di contrapposizione a quella di Cateno De Luca, non a prescindere, ma sui singoli atti e soprattutto rispetto al suo metodo.
Cosa intende per “metodo” riferendosi a De Luca?
Non ci convince un metodo basato su una politica personalistica verticistica, De Luca non si confronta con nessuno, nemmeno coi suoi collaboratori che finiscono per essere meri esecutori dei suoi ordini. La politica è confronto democratico, confronto che però è scomparso da quando c’è la Giunta De Luca. Questa modalità di governo è attuata sia al Comune che nelle partecipate e secondo la sua narrazione è improntata alla massima efficienza, in realtà il decisionismo copre inefficienze che emergono in modo macroscopico.
Sulla Tari si è consumato probabilmente lo scontro più forte tra l’opposizione consiliare e il sindaco.
Sì, perché è l’esempio plastico di due visioni diverse di città, quella di De Luca e quella nostra. Ci si è aggregati attorno a questi principi, la differenziata è un obiettivo di tutti, ma per raggiungerlo ci sono diversi metodi. In questo momento storico immaginare di aumentare le tasse è pura follia. E non si capisce come i benefici della differenziata si siano vanificati nel tempo traducendosi in maggiori costi e non in maggiori servizi. La città è in condizioni inaccettabili, è sotto gli occhi di tutti.
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