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Messina, approvato il bilancio di previsione. Ma è scontro con Pd e M5S sugli emendamenti

La seduta del Consiglio comunale di Messina

Con 16 voti favorevoli, 2 voti contrari e un’astensione il bilancio di previsione di Palazzo Zanca è stato approvato. La fuoriuscita dall’aula di Pd, LiberaMe e M5S (avvenuta in due momenti differenti) ha, di fatto, consentito che il bilancio venisse approvato. Non sono mancate le polemiche, in un clima di tensione alimentato nei giorni scorsi dai botta e risposta tra il sindaco Cateno De Luca, che però oggi non ha partecipato alla seduta, e alcuni consiglieri comunali. Nel mirino oggi sono finiti anche i pareri resi dal ragioniere generale Antonino Cama agli emendamenti presentati da Pd e M5S, tutti contrari. Contrarietà annunciata già da De Luca durante una sua diretta di venerdì nonostante gli ultimi “visti” dei revisori dei conti siano giunti solo ieri. Ma questa è uno dei temi di discussione emersi durante la seduta: tra gli altri, la decisione della Giunta di vincolare i fondi per ristori e Family Card all’approvazione del bilancio stesso (“arma” più volte utilizzata dal sindaco nei giorni scorsi). Nel corso dei lavori d’aula è stato chiarito che questa, appunto, è stata una scelta, non un obbligo. Scelta che alcuni consiglieri hanno definito strumento di pressione nei confronti dell’Aula. Alla fine, però, solo due i voti contrari, quelli di Piero La Tona e Nino Interdonato di Sicilia Futura. I sì sono arrivati dal gruppo Misto (ormai gruppo di riferimento del sindaco) e dal centrodestra. In molti hanno espresso parole di biasimo per il clima creato da De Luca, preannunciando per domani, nel corso della nuova seduta di Consiglio dedicata alla mozione di “fiducia” presentata da Nello Pergolizzi, la resa dei conti più squisitamente politica. E proprio domani, a mezzanotte, scadranno i termini per l’efficacia delle dimissioni del sindaco.

Intanto molto polemico il PD: “Il Partito democratico e i gruppi consiliari PD e Liberame, nella contingenza della pandemia in corso e della conseguente profonda crisi economico-sociale che stanno vivendo i cittadini, avevano tentato, come precipua prerogativa dell'Organo consiliare, di presentare emendamenti alla proposta di delibera di bilancio previsionale 2021-2023, per renderla più incisiva in relazione agli aiuti a cittadini ed imprese, rispetto a quella prevista dall'Amministrazione, allocando in appositi capitoli maggiori risorse finalizzate a tale scopo. I consiglieri, quindi, non hanno potuto far altro che prendere atto della totale chiusura politica già espressa dal sindaco-assessore al Bilancio, che con tono imperioso ha espressamente dichiarato la sua contrarietà ad ogni, anche minimo, mutamento delle poste in bilancio ad opera del Consiglio comunale. Peraltro, gli stessi pareri tecnici apposti in calce ai loro emendamenti sono stati tutti, e dicasi tutti, emessi negativamente. Tale espressione del loro  parere è stata da noi fortemente contestata, con argomenti di ordine tecnico, in quanto frutto di una impostazione tecnico-contabile che di fatto mortifica, se non addirittura vanifica, il ruolo stesso di ogni consigliere comunale, privato del suo potere di iniziativa previsto per legge, e ridotto a mero ratificatore di decisioni altrui. Grazie al nostro intervento è  stato anche finalmente chiarito in aula che la riattivazione della family card poteva prescindere dall'approvazione di questo bilancio (la cui scadenza –  si ricordi – su richiesta dell'Anci nazionale è stata prorogata al 31/03/2021) ed essere prevista in una apposita e snella delibera di giunta".
"Alla luce di ciò, e constatata anche l'assenza in aula del sindaco-assessore proponente la delibera, abbiamo ritenuto inevitabile, anche per non essere tacciati di ostruzionismo rispetto ai tempi di approvazione della proposta di delibera, di ritirare tutti gli emendamenti, e conseguentemente di non prendere più parte alla discussione ed al voto su una delibera rispetto alla quale abbiamo constatato che potevamo rappresentare solo la figura di meri esecutori acritici e non propositivi. Per il rispetto della città, dei ruoli delle istituzioni democratiche votate dai cittadini, abbiamo deciso di dire no”.

 

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