Nelle ultime 24 ore otto morti, 34 ricoveri in terapia intensiva, alcuni dei quali in condizioni gravissime. Se non si parte da questo dato, tutto il resto non conta. Non contano le polemiche politiche, gli effetti dell'ennesimo show del sindaco e delle ennesime ossessive prese di posizione di forze politiche e sindacali che invece di parlare proprio dell'emergenza sanitaria individuano solo in De Luca il nemico da abbattere, addirittura il virus esistente in città.
Gli otto morti, i 34 ricoveri in rianimazione, e in questi ultimi giorni si è parlato, anche a causa dell'affrettata ordinanza sindacale, solo se barbieri, parrucchieri o affini possono stare aperti o meno o se in una casa si rompe una lampadina, da qui al 31 gennaio non la si può sostituire. Non ci si rende conto della drammaticità del momento. E la zona rossa istituita dal Presidente della Regione, su modello di un Dpcm che fa acqua da tutte le parti, francamente è come un'aspirina data a un malato in coma.
In queste settimane viviamo quello che che a Bergamo e a Codogno e in altre città del nord hanno vissuto nel marzo scorso. L'allarme lo hanno lanciato i medici che operano sul fronte, quelli del Policlinico e del Papardo, dirigenti di unità operative di medicina d'urgenza. E qui la politica non trova altro che indignarsi perché un sindaco, sbagliando modi, tempi, metodi e parole, cerca comunque di far comprendere a tutta la comunità la tragicità di questa fase. Che finirà, ne siamo certi, ma non col "liberi tutti" oggi che molti chiedono, preoccupati giustamente delle conseguenze nefaste del covid sull'economia e sulla vita delle comunità. È una tragedia con cui abbiamo a che fare oggi, domani non sappiamo.
Oggi contiamo altri 8 morti, che si aggiungono agli oltre venti degli ultimi quattro giorni, e i 34 pazienti che lottano tra la vita e la morte in terapia intensiva.
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