Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Stretto di Messina, ok da Roma ai "corridoi controllati" tra Calabria e Sicilia

Arriva l’ok di Roma ai cosiddetti “corridoi controllati” che da fine marzo sono invocati per regolamentare il transito tra la Calabria e la Sicilia. «Ci tengo a informare i miei concittadini che la proposta sui corridoi controllati sullo Stretto di Messina, fatta da me e dalla collega del MoVimento 5 Stelle Grazia D'Angelo – scrive il deputato questore Francesco D’Uva, portavoce messinese del M5S – è stata recepita con successo dal ministero dell'Interno ed è già in fase di attuazione. Il riscontro è arrivato direttamente dal ministero e dal viceministro Vito Crimi, che ha ribadito l'utilità del nostro contributo volto a definire ulteriormente le modalità applicative delle norme già emanate per contrastare l'emergenza epidemiologica da Covid-19, già pienamente esecutive sulla scorta dei decreti promulgati dal 31 gennaio in poi».

Sono i pentastellati a rivendicare la paternità dell’iniziativa e anche le modalità di attuazione, che prevedono uno scambio di dati sui flussi tra Forze dell'Ordine di stanza sullo Stretto e Forze dell'Ordine dei singoli comuni siciliani e «controllo capillare della veridicità delle autocertificazioni rese dai passeggeri in transito».

Nessuna novità rispetto alle norme già esistenti secondo l’onorevole D’Uva: «Le autorità locali di Pubblica Sicurezza, che ringrazio per il solido e incessante lavoro, applicano quindi le misure nazionali contemplando la modalità dei “Corridoi Controllati”. In questi giorni abbiamo lavorato senza troppo clamore, ma con determinazione e nell’interesse di tutti, per modellare ancora meglio norme già di per sé valide ed efficaci sulle caratteristiche uniche e specifiche, sia dal punto di vista geografico che infrastrutturale, dello Stretto di Messina».

Una peculiarità questa dello Stretto che si è imposta con tutta la sua drammaticità a fine marzo, quando nel piazzale di sosta Anas a Villa San Giovanni sono rimaste bloccate, perché senza autocertificazione adeguata, circa 100 autovetture e oltre 230 persone, tra cui minori e donne in stato di gravidanza. Tre giorni di lunghe interlocuzioni tra i comuni (a fare la voce forte, come è a tutti ben noto, lunedì 23 marzo, il sindaco di Messina Cateno De Luca), le regioni (con il governatore siciliano Musumeci fermo sul suo no all’ingresso nell’isola) e il ministero dell’Interno.

Poi il via al traghettamento e l’inizio dei controlli più rigidi con lo stop a Rosarno prima ancora che a Villa “città di frontiera”. Restano poi le centinaia di persone che giornalmente fanno la spola tra le due sponde per lavoro, tra operatori sanitari, medici e agenti delle forze dell’ordine. Ma anche i malati che si recano in Sicilia soprattutto per dialisi e chemioterapia. Tutto questo dovrebbe avere adesso un “corridoio controllato” e quindi tempi più veloci. «Sono soddisfatto – conclude D’Uva – che il nostro contributo, realizzato grazie a un metodo in linea con le prescrizioni nazionali, possa essere utile a rafforzare ancora di più, laddove fosse necessario, la gestione della sicurezza e della prevenzione, anche durante le festività pasquali. Non abbassiamo la guardia e continuiamo a fare la nostra parte per sconfiggere il virus e riprenderci i nostri spazi affettivi, sociali, economici».

«Sento di farmi portavoce, condividendone lo spirito e i contenuti, della richiesta urgente di garantire il ripristino immediato della convenzione dei medici che svolgono la loro attività professionale nello Stretto di Messina». A riferirlo, è il consigliere regionale Marcello Anastasi, che spiega: «In particolare, mi trovo ad accogliere la voce del rappresentante dei medici pendolari dello Stretto, dott. Tommaso La Macchia. È utile fare un passo indietro. Vorrei ricordare, infatti, che, come precauzione durante l’emergenza Covid-19, era stato stipulato un accordo tra gli Ordini dei medici di Messina e Reggio e il gruppo dapprima Bluferries e successivamente Caronte, con l’obiettivo di far traghettare gratuitamente i medici con il proprio mezzo ed evitare assembramenti sul ponte della nave".

"Nella giornata del 10 aprile, il gruppo Caronte , decideva, senza nessun preavviso di sospendere tale accordo, per cui i medici, loro malgrado, costretti a spendere 39 euro al giorno, preferiscono viaggiare a piedi (rimane valido solamente il passaggio gratuito per infermieri e oss e non si capisce il perchè). Pertanto - conclude Anastasi- chiediamo al gruppo Bluferries, e alla Caronte&Tourist, di ripristinare la convenzione»

Digital Edition
Dalla Gazzetta del Sud in edicola

Scopri di più nell’edizione digitale

Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.

Leggi l’edizione digitale
Edizione Digitale

Oggi in edicola

Prima pagina

Caricamento commenti

Commenta la notizia