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"Vilipendio della Repubblica", De Luca denunciato dal ministro dell'Interno

Sono stati segnalati all’autorità giudiziaria i comportamenti tenuti dal sindaco di Messina Cateno De Luca "perché censurabili sotto il profilo della violazione dell’articolo 290 del Codice penale (Vilipendio della Repubblica, delle Istituzioni costituzionali e delle Forze armate)».

La decisione, informa il Viminale, è stata assunta dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, «a seguito delle parole gravemente offensive, e lesive dell’immagine per l’intera istituzione che lei rappresenta, pronunciate pubblicamente e con toni minacciosi e volgari».

«Proprio in una fase emergenziale in cui dovrebbe prevalere il senso di solidarietà e lo spirito di leale collaborazione - sottolinea il Viminale - le insistenti espressioni di offesa e di disprezzo, ripetute per giorni davanti ai media da parte del primo cittadino di Messina all’indirizzo del ministero dell’Interno, appaiono inaccettabili, e quindi censurabili sotto il profilo penale, per il rispetto che è dovuto da tutti i cittadini - e a maggior ragione da chi riveste una funzione pubblica anche indossando la fascia tricolore - alle istituzioni repubblicane e ai suoi rappresentanti».

E non si è fatta attendere la replica del primo cittadino messinese: "Signor ministro, mi prendo la denuncia, pagherò la multa da mille a cinquemila euro prevista dal codice penale ma mi darà occasione di spiegare la vergogna dello Stato italiano compiuta nello Stretto".

De Luca poi preannuncia una denunzia nei confronti del ministro dell'Interno per aver dichiarato il falso nel comunicato del 23 marzo quando ha annunciato a tutta l'Italia che i problemi nello Stretto erano stati risolti.

La Procura di Messina, secondo quanto si è appreso, iscriverà nel registro degli indagati il sindaco della Città dello Stretto Cateno De Luca per il reato di vilipendio previsto dall’articolo 290 del codice penale. Si tratta di un atto dovuto vista la denuncia che il ministro dell’Interno ha trasmesso all’ufficio inquirente. Il reato punisce, con la multa da 1000 a 5000 euro, chiunque pubblicamente vilipende la Repubblica, le Assemblee legislative o una di queste, ovvero il Governo o la Corte costituzionale o l'ordine giudiziario. Per questo genere di reati, perché si possa poi esercitare l'azione penale attraverso la richiesta di rinvio a giudizio o di emissione di decreto penale di condanna, è necessaria l'autorizzazione del ministro della Giustizia.

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