Nel giorno in cui, a Gioia Tauro, il premier Conte lancia il suo “Piano Marshall” per il Sud, con un investimento decennale di 123 miliardi di euro, a Messina tiene banco la proposta di un disegno di legge per eliminare definitivamente le baraccopoli messinesi, con uno stanziamento di 230 milioni in tre anni. Il ddl porta la firma di Pietro Navarra e di altri deputati del Pd ma l’intenzione dichiarata è di trovare un punto d’accordo con l’analoga iniziativa alla quale già da tempo stanno lavorando i parlamentari del Centrodestra, su input della deputata messinese di Forza Italia Matilde Siracusano. Le strade - ricostruisce la Gazzetta del Sud in edicola - sono due: o il Governo, rimangiandosi la precedente decisione, dichiara lo stato di emergenza e affida poteri speciali con l’obiettivo di realizzare lo sbaraccamento nell’arco del prossimo triennio, oppure il Parlamento approva una “leggina speciale per Messina”, una sorta di riedizione, stavolta a livello nazionale, della vecchia legge 10 del 1990. Trovare una base d’accordo, dunque, e fare del risanamento delle “favelas” messinesi finalmente una battaglia condivisa. A parole sono tutti d’accordo. E in questa fase, a svolgere un ruolo super partes, è il sindaco Cateno De Luca, il quale ha ribadito più volte quale sia la sua posizione: «Noi abbiamo posto con forza, fin dal primo giorno del mio mandato, la necessità di adeguare gli strumenti normativi all’emergenza costituita dalle baracche, emergenza sociale, abitativa, ambientale e soprattutto sanitaria».