Una legge speciale per rimuovere definitivamente le baraccopoli messinesi. Ma stavolta non una legge regionale, come quella che nel 1990 stanziò 500 miliardi di vecchie lire. No, stavolta, un intervento normativo in Parlamento, perché le “favelas” in riva allo Stretto, dove chi risiede vive in media 7 anni in meno rispetto agli abitanti delle altre zone della città, sono un’emergenza nazionale. Ci aveva tentato, alla fine del 2018, il sindaco Cateno De Luca, a convincere il Governo a dichiarare lo stato di emergenza e a dare poteri speciali per lo sbaraccamento. Ma non ci è riuscito - scrive la Gazzetta del Sud in edicola -. Adesso, diventa questo l’impegno assunto dai capigruppo alla Camera dei partiti del Centrodestra, riuniti ieri dalla parlamentare messinese Matilde Siracusano, in occasione del convegno e della mostra allestita a Montecitorio sulle baraccopoli di Messina. Un’occasione per aprire gli occhi a chi non sa ma anche a chi sa, e tarda ad agire: «Oltre 2.400 tra “casette”, box, depositi, stalle e botteghe sfitte, edifici costruiti con materiali di scarto, senza rispettare alcuna norma o alcuna regola edilizia. Un reticolato di fabbricati precari, malsani, coperti per lo più da eternit. Ci vivono più di 7.000 persone». Questa la Messina delle “favelas” presentata nel video proiettato in una delle nobili sale di Montecitorio.