Due piani di alienazione, pochi "spiccioli" incassati. Durante l'Amministrazione Accorinti, la programmazione delle dismissioni 2014-2017 ha mantenuto 27 cespiti in elenco, ma il valore dei singoli beni spesso, se non irrisorio, non è stato certo tale da costituire una sorta di “ciambella di salvataggio” per i conti dissestati di Palazzo Zanca.
Niente a che vedere rispetto al Piano di dieci anni fa, quello dei 50 milioni portato avanti dalla Giunta Buzzanca. Si pensi che solo dalla vendita dei due beni tolti poi dall’elenco nel 2014, i Magazzini Generali e i Silos, l’Amministrazione comunale dell’epoca pensava di poter incassare addirittura 15 milioni di euro.
In dieci anni, di cosa si è liberato realmente il Comune? Solo di qualche ex scuola (ad Acqualadroni, Cumia e Tono), di alcuni terreni nella zona del torrente Trapani, della caserma dei Vigili del fuoco di via Salandra.
Il sindaco De Luca ha ripetuto spesso di aver trovato una situazione disastrosa al punto che Palazzo Zanca non sa di quali e quanti beni alla fine può disporre. Sarebbero oltre duemila gli alloggi di proprietà comunale, molti vuoti, altri abitati da ex dipendenti comunali e dalle loro famiglie o da cittadini che nei decenni hanno fruito di questi immobili, spesso senza corrispondere neppure un euro all’ente titolare. Alloggi che ora l’Amministrazione intende recuperare in parte anche ai fini dell’eliminazione delle baraccopoli e dei problemi di emergenza abitativa. E su questo fronte c’è già un’azienda comunale che opera, A.Ris.Me, voluta fortemente da De Luca che nei prossimi giorni insisterà con il suo pressing nei confronti del Consiglio comunale affinché si voti l’istituzione di un’altra società partecipata, quella che dovrebbe gestire il patrimonio dell’Ente locale.
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