Si riparte da zero. Non ci sono più le liste a traino, non valgono le percentuali raggiunte nel primo turno. Ogni ballottaggio è una sfida a sè.
Ed oggi è il giorno della verità: dopo le 23, una volta chiusi i seggi e archiviato questo lunghissimo periodo elettorale – di fatto cominciato con le Regionali del novembre 2017, proseguito con le Politiche del marzo 2018 e con le Amministrative del 10 giugno –, Messina conoscerà il nome del suo nuovo sindaco.
Sarà uno tra Dino Bramanti e Cateno De Luca ad amministrare Palazzo Zanca, ma anche la Città metropolitana, per i prossimi cinque anni. Il candidato del Centrodestra due settimane fa aveva staccato gli avversari, pur con un 10 per cento in meno rispetto alle liste della sua coalizione e a netta distanza rispetto alla soglia del 40 per cento che gli avrebbe consentito la vittoria al primo turno. Il deputato regionale di Sicilia Vera è stato, invece, la grande sorpresa arrivando prima degli altri temibili sfidanti, Antonio Saitta del Centrosinistra, il sindaco uscente Renato Accorinti e il candidato dei 5Stelle Gaetano Sciacca.
Bramanti confida nella lealtà di tutte le forze del Centrodestra, nella consapevolezza che in caso di vittoria Messina avrebbe un’Amministrazione comunale dello stesso colore politico della Giunta regionale e che con il governatore Musumeci è stato già stipulato un “patto di ferro” nell’interesse della città dello Stretto. De Luca si dice certo del trionfo, che sarebbe il successo del popolo messinese contro un sistema di potere, «la Casta», che tenta di perpetuarsi sotto mentite spoglie.
Il “leit motiv” della sfida tra i due candidati arrivati al ballottaggio è stato proprio questo: l’appello alla responsabilità di Bramanti, l’invito alla rivoluzione di De Luca. I toni sono stati durissimi e hanno trasceso la pur vivace dialettica delle campagne elettorali. Ci sono stati reciproci insulti e minacce di agire in sede giudiziaria l’uno contro l’altro. L’auspicio è che chiunque vinca la competizione, alla fine possa ristabilirsi un clima di confronto civile e democratico.
C’è molta attesa in città per vedere quale sarà la risposta degli elettori, quanto peserà l’incognita dell’astensionismo e quanto consistente il numero delle schede bianche o nulle. Tutti gli altri candidati in campo nel primo turno – in particolare Saitta, Accorinti, Sciacca e la Barrile – hanno lasciato liberi i propri sostenitori di esprimere la preferenza per uno e per l’altro o di non andare al voto. Le operazioni di spoglio ovviamente saranno molto più semplici e non molto dopo la chiusura dei seggi dovremmo conoscere l’esito di quest’ultimo duello per Palazzo Zanca.
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