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Salvini ci ripensa e lascia la scena a Di Maio

Bramanti e Sciacca hanno detto sì

Le strade dei due vicepremier oggi non s’incroceranno. Luigi Di Maio, leader dei 5Stelle e neoministro del Lavoro, ha confermato il suo arrivo a Messina dove terrà, alle 21, a piazza Cairoli, il comizio a sostegno della candidatura di Gaetano Sciacca. Matteo Salvini, invece, sbarcherà sì in Sicilia ma salterà la tappa messinese. Sarà a Catania, Siracusa, Ragusa e Pozzallo, in riva allo Stretto no. La ragione ufficiale: non è stato possibile accordare i tempi tra una visita e l’altra. Ma c’è anche chi pone sul tavolo una questione più strettamente politica: Salvini avrebbe dovuto partecipare alla manifestazione della Lega che, seppur con i distinguo evidenziati nelle scorse settimane, sostiene la candidatura a sindaco del rappresentante del Centrodestra, Dino Bramanti. Salvini, secondo alcuni osservatori, avrebbe deciso di tenersi fuori dall’agone politico messinese, o per una sorta di “patto di desistenza” con l’ormai alleato Di Maio o forse non del tutto convinto dell’intesa stipulata in sede locale con Forza Italia che a Messina è rappresentata, tra gli altri, dall’on. Francantonio Genovese.

Per quanto riguarda i Cinque Stelle confermata la presenza non solo di Di Maio ma di tutti i parlamentari messinesi e di molti deputati provenienti anche da altre città siciliane. E ieri Gaetano Sciacca ha ufficializzato la designazione di un nuovo assessore con delega alle Politiche sociali: si tratta di Sara Mangraviti, classe 1979, psicologa al Centro socio-educativo del Comune, specializzata in psicoterapia, volontaria alla Casa circondariale di Gazzi, esperta di progettazione sociale, si occupa di terzo settore da anni. La Mangraviti prende il posto di Cristina Rossitto, l’assessora che era stata designata da Sciacca prima del sorprendente “voltafaccia” e del passaggio a Forza Italia.

Il Centrodestra, intanto, interviene nel dibattito sulle questioni legate all’immigrazione. «L’Amministrazione comunale – afferma l’assessore designato da Dino Bramanti, Mario Ceraolo – ha trasformato la politica dell’accoglienza in uno slogan e l’hot spot di Bisconte in una realtà ai limiti del consentito. A causa della scarsa incisività politica del sindaco metropolitano, Messina è l’unica Città metropolitana d’Italia che ha un hot spot. E se fino al 2013 si era registrato un solo sbarco (nel 2007, con appena 85 migranti), dal 2014 ad oggi, quindi in appena 4 anni, il totale dei migranti sbarcati a Messina è di 32.567, numeri che si commentano da soli. Ma non basta. Da gennaio al 30 maggio, in soli 5 mesi, Messina è stato il primo porto in Italia per numero di sbarchi e con 2260 migranti accolti abbiamo superato tutti gli altri porti della Sicilia. Tutto questo mentre gli arrivi sul territorio nazionale, rispetto ai primi 5 mesi del 2017, sono diminuiti dell’80% (da 60.000 del 2017 a 13.000 di quest’anno) e del 90% per i minori (16.000 nel 2017, 1700 quest'anno). Dal lavoro di ricerca svolto – insiste Ceraolo – è emerso un quadro desolante che richiede urgenti soluzioni. Non esiste alcuna plausibile ragione per accettare che venga scaricata tutta questa pressione migratoria su Messina, né di ordine demografico (la nostra è la terza città per numero di abitanti in Sicilia), né di ordine logistico (quello di Messina è il porto più a nord in Sicilia). Eppure solo pochi giorni fa, il 28 maggio, c’è stato l’ennesimo sbarco: 450 migranti trasferiti nell’ex caserma di Bisconte, trasformata in hot spot con il silenzio dell'Amministrazione comunale. Una struttura divenuta in breve tempo una “polveriera”, come dimostrano le numerose manifestazioni di protesta dei residenti che lamentano precarie condizioni di sicurezza in un’area già altamente degradata. Non sono, peraltro, mancate le segnalazioni di violazioni di diritti umani e di condizioni da “lager” all’interno dell’hot spot. Ad essere fallimentare è l’intera gestione dell’accoglienza da parte di questa Amministrazione che sta facendo sentire i messinesi “stranieri in casa loro”.

Al di là dell’hot spot, ci sono 15 Sprar per un totale di 200 posti – conclude Ceraolo –, oltre a diversi centri di prima accoglienza per i minori stranieri, i quali, nella maggior parte dei casi, rimangono all’interno delle strutture sino al raggiungimento della maggiore età senza essere avviati ai percorsi educativi previsti dalla legge. Complessivamente i migranti sono circa mille, un numero superiore ai limiti indicati dalla legge per le Città metropolitane, determinando difficoltà di gestione anche a scapito della loro dignità, nonché rischi di tensione con i residenti, dovuti al fatto che gran parte degli stranieri vengono “parcheggiati” in ogni angolo della città, quando non trascorrono tutta la giornata ai semafori come “lavavetri”. É una situazione vergognosa e lesiva dei diritti degli stessi migranti. Messina è stata trasformata in un “immenso hot spot a cielo aperto”. É quindi urgente cambiare radicalmente l’impostazione, in linea con quanto previsto dal mio programma. Bisognerà adottare misure concrete volte alla riduzione degli sbarchi, chiudere l’hot spot e applicare integralmente quanto imposto dal decreto Minniti, che prevede l’impiego degli immigrati in attività di utilità sociali».

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