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Arrivano Salvini e Di Maio, uniti a Roma e qui divisi

Arrivano Salvini e Di Maio, uniti a Roma e qui divisi

Tanti spunti politici, la solita dose di polemiche e un vortice di impegni per ciascuno dei sette candidati sindaci. Mancano otto giorni all’appuntamento cruciale e si sente, nell’aria calda dello Stretto, un clima di tensione che sta salendo man mano che ci si avvicina alla data del 10 giugno.

Il primo spunto politico arriva dalla capitale, dalla formazione del nuovo Governo e dall’annuncio che proprio i due nuovi vicepremier, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, rispettivamente leader della Lega e dei Cinque Stelle, saranno domani a Messina (il primo alle 16,30, il secondo alle 21). Alleati a Roma, divisi in riva allo Stretto: la Lega di Salvini sostiene, infatti, Dino Bramanti, i 5Stelle hanno come candidato Gaetano Sciacca. Ed è Sciacca a festeggiare il battesimo della creatura giallo-verde: «

Il secondo arriva dalla convention di ieri sera a Palazzo Zanca che ha visto protagonista il deputato all’Ars Cateno De Luca: a suo sostegno si sono dichiarati i sindaci di alcuni Comuni della provincia, a cominciare – ed è uno dei dati più sorprendenti della giornata – dal primo cittadino di Barcellona Roberto Materia e da quello di Terme Vigliatore Bartolo Cipriano oltre che dell’avvocato Marcello Scurria, già segretario del Pd (così come Cipriano), poi esperto e “mente pensante” della giunta Buzzanca.

Spunti mescolati, come si diceva alle polemiche. Il primo duro scontro, che dura in effetto già da qualche settimana, è tra Sciacca e De Luca. Dopo l’attacco del primo al microfono di Oltre il Tg, su Rtp (il candidato 5 Stelle ha parlato di un patto “scellerato” tra il Centrodestra di Bramanti e lo stesso De Luca la cui candidatura sarebbe funzionale a togliere voti proprio all’aspirante sindaco pentastellato). Ieri la replica di De Luca e la successiva controreplica di Sciacca. «Ora è certo: Sciacca è disperato – afferma De Luca –, leggo che si è inventato un assurdo “patto” tra me e Bramanti per sottrarre i voti a lui. Un patto tra me, che da decenni combatto la casta, ed il prof. Bramanti che ogni giorno minaccia querele nei miei confronti? Non c'è niente di più ridicolo. La verità è che i dirigenti del M5S (quelli nazionali) non riescono a spiegarsi una campagna elettorale che non decolla. Eppure la spiegazione è semplice. Sciacca si è infiltrato nei Cinquestelle, puntando all'ennesima poltrona, come già aveva fatto con Cuffaro, Lombardo e Crocetta. Stavolta, però, l'operazione sta andando male, perché la poltrona di sindaco si conquista con il consenso popolare e non accordandosi con qualche deputato. Riguardo alle pesanti accuse che mi ha rivolto, lo sfido ad un pubblico confronto in cui dimostrerò, carte alla mano, che se c'è un candidato impresentabile ed inquietante, questo è proprio Sciacca». Lapidaria la dichiarazione di Sciacca: «Cateno De Luca non ha mai combattuto la casta, come millanta. Lui è la peggiore espressione della casta. Un confronto pubblico lo avremo presto in Tribunale».

Ma c’è anche un altro fronte infuocato ed è quello riaperto ieri dal candidato di Messina Splendida e di Noi per Messina Pippo Trischitta nei confronti della cosiddetta componente accademica dell’Università. Trischitta, infatti, ha inviato una lettera al neopremier Giuseppe Conte e al ministro della Pubblica istruzione: «L’Università di Messina torni ad essere il luogo di didattica e ricerca scientifica e non fucina di candidati del Partito Democratico. La città dello Stretto assiste da qualche anno ad un evidente allineamento politico del nostro storico e illustre Ateneo. Nell’ottobre del 2016, con grande sorpresa, e direi anche sconcerto, si scelse la sede accademica per la firma del Patto per Messina, tra l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi e il sindaco Renato Accorinti. Non era chiaro perché ciò non avvenisse presso la Casa Municipale, luogo naturale per l’evento. Ma tutto divenne chiaro con l’emblematica immagine di Renzi e Accorinti, seduti a firmare, e l’allora rettore, Pietro Navarra, in piedi alle loro spalle. Da quel momento si parlò di una candidatura in pectore di Navarra a sindaco di Messina. Ma ancor prima si scoprivano le carte! Alle elezioni per l’Ars del novembre 2017, si candidò e venne eletto nelle fila del Pd il direttore generale dell’Ateneo, Francesco De Domenico. Poi, lo scorso marzo fu la volta delle Politiche: scese in campo direttamente Navarra. Adesso, per le Amministrative, ancora un docente, vicino all’ex rettore Navarra, come lo era De Domenico, risulta il candidato sindaco della coalizione di centrosinistra, l’ex prorettore Antonio Saitta. Il Partito Democratico era rimasto orfano dell’on. Francantonio Genovese e trovava nuova linfa con quello che a Messina è ormai noto come “il partito dell’Università”. “L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento”, recita l’articolo 33 della Costituzione. Ma mi chiedo: che libertà e indipendenza può testimoniare e vivere al suo interno un Ateneo i cui vertici appaiono chiaramente espressione sempre del medesimo partito? Si solleva una questione morale, sul possibile assoggettamento dell’intero corpo accademico, nonché del personale amministrativo e persino degli studenti, che ad ogni tornata elettorale vedono candidarsi docenti di rilievo e peso verticistico all’interno dell’Università in cui lavorano e studiano. Chiedo, pertanto, che dal Governo nazionale giunga il severo monito, affinché il luogo della Cultura per eccellenza della città dello Stretto, rimanga fuori anche dal semplice sospetto di diventare strumento di un potere volto ad altri fini».

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