L’appuntamento settimanale con la puntata di “Oltre il Tg” dedicata alle amministrative 2018, ieri pomeriggio, ha avuto come ospite la “popolana” Emilia Barrile. «Qualcuno – ha sottolineato sorridendo la presidente del Consiglio – usa questo aggettivo in modo dispregiativo, ma per me è un onore essere una figlia del popolo». Un popolo che intende mettere al centro della sua agenda politica per i prossimi 12 anni. “Messina 2030” è, infatti, la meta a cui punta per dare alla città quella normalità che manca: «Non voglio che sia un sogno avere una scuola perfetta o spazi verdi in cui andare a giocare». All’inizio della prossima settimana presenterà il programma e un nuovo giovanissimo assessore: «Mentre gli altri parlano di giovani, io uno l’ho designato, è un ragazzo normale che ha frequentato la scuola pubblica, si sta specializzando, ama Messina e non vuole più vedere i suoi coetanei andare via». Con la mente proiettata al futuro Emilia Barrile, pungolata dalle domande del conduttore Saro Pasciuto e dei giornalisti Sebastiano Caspanello ed Emanuele Rigano, non ha potuto, però, fare a meno di parlare del passato. Un passato che l’ha vista fedelissima di Francantonio Genovese, condannato in primo grado a 11 anni nel processo sulla distrazione dei fondi della formazione professionale: «I partiti – ha detto la Barrile – sono cambiati, ma io sono rimasta la stessa, leale, non mi pento di niente, ma ho fatto una scelta per portare avanti il mio nome, quelli di tutti i deputati nessuno se li ricorderà perché non hanno fatto nulla per Messina». Su Gettonopoli e Matassa, le due inchieste che hanno travolto il Consiglio comunale, la Barrile è di poche parole, ma difende i colleghi abbandonati da segreterie politiche assenti e mai protagonisti di un vero dialogo con l’Amministrazione: «Mi hanno definita “accorintiana”, ma io ho lavorato per la città e non sono stata eletta perché ero nella segreteria di qualcuno o perché figlia di…» ha detto, riferendosi chiaramente a Genovese e al figlio Luigi.
Qualche sassolino dalla scarpa, la Barrile, se l’è tolto anche parlando di Renato Accorinti: «Non eravamo porci, pronti a votare tutto quello che l’Amministrazione portava in aula – ha commentato in riferimento alla bocciatura della rimodulazione a 20 anni del Piano di Riequilibrio –. Accorinti è mancato nel dialogo con 40 consiglieri e ha preferito interloquire con qualcun altro che poi non ha risposto alle richieste». Guardando a quello che accadrà dopo il 10 giugno la presidente del Consiglio ha detto «Per fare gli interessi della città dialogherò con qualsiasi partito senza distinzioni tra buoni e cattivi». Sul finire l’appello al voto: «Conosco Messina e la vivo da mamma, da nonna e da lavoratrice, sono donna, ho una marcia in più e sono una messinese doc che non accetta di stare in un angolo a vedere morire la sua città».
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