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Il segreto di Ultimo non è... "Altrove", è tra la sua gente. A Messina la semplicità diventa emozione

Come si può spiegare il fenomeno Ultimo? T'immagini la giovinezza matura, la capacità di riempire gli stadi solo con annuncio? A Messina erano in quarantamila (da tutta la Sicilia, dalla Calabria) non ne sarebbe entrato uno di più. Prima del "Franco Scoglio" c'è stato il triplo sold out nel suo Olimpico e, dopo Padova (data finale di Ultimo Negli Stadi 2024-La favola continua), c'è già una prevendita record per il tour 2025 (che peraltro lo rivedrà nella città dello Stretto il prossimo 18 luglio).
In effetti per raccontare fedelmente quello che è successo a Messina, senza tralasciare nessuno dei suoi tanti particolari, bisognerebbe passare in rassegna l'intera scaletta. Oltre trenta brani senza un solo calo di tensione. Su un palco imponente, con oltre 600mq di ledwall a dominare le retrovie e un massiccio impianto luci (più di 500 i corpi illuminanti), suggestivi visual e speciali effetti pirotecnic sviluppati da Galattico.

"A belli... Ve vojo bene! Sono innamorato di questa terra, vengo sempre qui per ricaricarmi, spero di restituirvi qualcosa di quello che date a me". È stato il grido del saluto, è stata la dedica. Per il resto Niccolò ha lasciato che fossero i suoi testi a raccontarlo. A portare ciascuno nel suo "Altrove", là "dove tutto si trasforma". A lasciare che cantando e cantandolo si comprendesse la sua fantasia. Lui lo stesso e lui il diverso. È stata una notte luminosa, il senso di niente è passato, è stata una notte come un'alba. Il volume forte, i bassi come i battiti, il pianoforte nero, il pianoforte bianco, la sezione acustica, il ritmo, la voce, le pause, le note, le corse, le soste. Le storie. Tante, tantissime storie. Di chi si abbraccia stretto perchè, caspita, "quell'inciso sembra scritto per noi", di chi tende la mano e senza vederla qualcun altro la trova.

Ti giri per caso e ti trovi vicina una mamma che "sei la cosa più bella che indosso" se l'era scritto sul pancione per sentirsi vicina, per comunicare la sua gioia al mondo quando il lockdown inaspriva le distanze. La sorprendi commossa e lei confessa che ora quella canzone è diventata colonna sonora, che quella frase è diventata un inno, una promessa, che adesso lo sa pure la sua piccola stella, che in qualche modo l'ha sempre saputo. Oppure, per caso distogli lo sguardo e incroci un uomo in ginocchio per chiedere al suo amore di sposarlo nel nome di quel filo che li unisce.

Ecco come si può spiegare il fenomeno Ultimo. Senza spiegazioni, non ce ne sono mai quando c'entrano le emozioni. Forse è questione di empatia, magari si tratta di quella irresistibile identificazione che diventa legame, sicuro Niccolò sa scrivere parole che parlano, in una lingua semplice (che non è affatto detto sia facile), alla quale non servono traduzioni, interpretazioni sì, perchè sono libertà.
Era il 2018 quando il suo Ballo delle incertezze ha danzato fino alla vittoria tra le Nuove Proposte di quel Sanremo lì, era il 2018 e lui è diventato certo prima ancora che se ne accorgesse. Sarà questa continua ricerca di conferme, il viaggio perpetuo di chi sente di non arrivare mai e perciò rimane in strada, è la gioia onesta di trovarsi davanti un pubblico senza rischiare di darlo per scontato che unisce la gente, la sua gente a lui. È una questione personale. Ed è una questione tra persone. Qualcosa che fa la differenza in un mondo, come quello discografico, fatto di numeri (a proposito, i suoi sono impressionanti, oltre un milione e mezzo di biglietti venduti in carriera) e mercato.
Stasera, dentro allo stadio di Messina, è stato chiaro più che mai che quelli di Ultimo non sono spettatori, sono movimento. È che "Finché ci sarete voi con me io da qui non mi muovo". Intanto... “non smettete mai di credere nelle favole!”.

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