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Il cantautore messinese Delvento a X Factor: ai “Bootcamp” un talento del Sud

Cantautore emergente già apprezzato nel nuovo scenario musicale italiano grazie ad un repertorio profondamente intimista, che mutua contenuti e suoni da vissuti personali e tematiche sociali, è il messinese Carmelo Genovese in arte Delvento (classe 1993). Prodotto dal peloritano Arturo Morano con la sua Art Show, distribuito da Ada Music Italy, con al suo attivo una collaborazione col messinese Tony Canto – co-produttore del brano «Dov’è Cristina» – due settimane fa l’artista ha emozionato pubblico e giudici alle Audizioni di «X-Factor» con una cover chitarra e voce di «Fiore di Maggio» di Fabio Concato, conquistando l’accesso ai Bootcamp, prima fase di selezione dei team da portare ai Live, che inizieranno questa sera (ore 21.15) su Sky Uno.

Un altro tassello del progetto musicale di Delvento, dopo partecipazioni ad eventi come Area Sanremo («Dov’è Cristina» nel 2021 e «Cresta dell’Onda» nel 2022), 1MNext (col pezzo «Miserere»), Indiegeno Fest 2023 e l’esperienza di supporter in concerti di Nicolò Carnesi, Mario Venuti, Nino Frassica & Los Plaggers e Alex Britti.

Una passione, quella per la musica, trasmessa dal nonno Cleofe Lanese, ex tastierista dei Gens, il ben noto gruppo messinese. «È rimasto sempre legato a quell’esperienza – ci dice di lui – . Era un patito di musica, suonava il piano ed è stato per me naturale, osservandolo, che me ne appassionassi. Da piccolo lo vedevo come un supereroe e grazie a lui la musica è diventata parte della mia essenza».

Pare che sia stato lui a farti scoprire “Fiore di Maggio”. Una scelta che ad “X- Factor” si è rivelata molto fortunata…
«Con nonno facevamo dei karaoke: mi dava un microfono in mano e mi registrava sulle cassette. “Fiore di maggio” era tra le canzoni che cantavo assieme a “Nel blu dipinto di blu” di Modugno e che ha accompagnato la mia vita. La propongo sempre in concerto con la veste acustica portata a “X-Factor”. Una scelta un po’ azzardata perché c’è sempre il rischio di rovinare la bellezza di queste poesie in musica; per cui ho subito pensato di non aggiungerci nulla e scomporla più volte per ottenere un risultato più semplice possibile. Tra i giudici mi ha emozionato soprattutto l’approvazione di Morgan. Le sue parole mi hanno reso fiero di questo ulteriore tassello nel mio progetto artistico».

Nelle tue canzoni affronti argomenti come l’amore, la solitudine, la crescita e la concezione del successo, alternando un romanticismo delicato ad un approccio più “arrabbiato” e realista. C’è un fil rouge principale che lega i brani?
«Il filo che li lega è la voglia di pescare da varie situazioni per tradurle in canzoni. Ognuna è diversa e non può avere un solo vestito musicale, perché ci sono momenti di vita più frenetici, altri intimi, altri anche dolorosi. E questo influisce sia sulla musica che sui testi. Ascoltandole in maniera più approfondita si sente un legame tra loro, indipendentemente dal fatto che si tratti di canzoni pop, rock o delicate. Musicalmente mi lascio trascinare da ciò che voglio raccontare».

L’ aspetto sonoro infatti spazia da un cantautorato stile De Gregori al pop, passando per il rock e il synth pop anni 80. Quali sono i tuoi punti di riferimento?
«Lo stesso De Gregori, soprattutto le sue prime canzoni; ma amo molto Ed Sheeran, Ben Howard, John Mayer e Bon Iver. Al momento sto facendo anche una ricerca sulla musica araba e do uno sguardo al pop internazionale e al cantautorato italiano, sia quello classico che la prima scena indie contemporanea di Calcutta, Brunori Sas, Dente e Nicolò Carnesi. Anche Dimartino mi emoziona particolarmente a livello di testi».

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