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La “Musica Nomade” di Cisco fa tappa all’Horcynus Festival di Messina

Intervista a Stefano Bellotti, ex leader dei Modena City Ramblers, oggi solista

Impegno politico e civile che confluendo nella musica abbattono confini per abbracciare mondi diversi, la cifra artistica di Stefano Bellotti in arte Cisco, co-fondatore ed ex leader dei Modena City Ramblers e oggi solista in prima linea. Il 26 luglio (ore 22.00) il cantautore emiliano sarà ospite del ventunesimo Horcynus Festival, presso il Parco Horcynus Orca di Capo Peloro, a Messina, col concerto “Musica Nomade”, unica tappa in Sicilia del “Baci e Abbracci Tour 2023”. Un excursus fra passato e presente, con gli storici successi della band, da “I cento passi” e “Una perfecta excusa” alla cover di “Bella Ciao”, uniti ai brani di “Indiani e Cowboy” (2019), ultimo album interamente realizzato in studio prima del doppio cd “Canzoni dalla soffitta+Live dalla soffitta” (2021), nato dalle dirette di Cisco durante il lockdown. Ad accompagnarlo Andrea Faccioli (chitarre), Bruno Bonarrigo (basso), Mario Shetl (violino), Enrico “Paso” Pasini (tromba, tastiere e fisarmonica) e Arcangelo “Kaba” Cavazzuti (batteria). “Il titolo della serata rappresenta anche la mia storia: quella di un musicista che ha imparato a comporre ispirandosi a viaggi alla scoperta di altre culture – ci dice – in particolare irlandese, e poi quelle di paesi come Africa, America Latina e Balcani”.

A questo percorso si aggiungono le sonorità Tex-Mex di “Indiani e Cowboy”, realizzato fra Emilia e Texas. Cosa puoi dirci?
“L’idea è partita dalla conoscenza del produttore Rick Del Castillo e dall’intento di realizzare un disco dal doppio sapore musicale, in cui unire America e frontiera messicana. Tutto grazie al sound di Rick e alla mia voglia di ricercare sonorità diverse dalle solite, e non fare dischi che siano uguali dall’inizio alla fine. L’esperienza dei viaggi consente di mescolare suoni ed emozioni differenti, per gli incontri che si fanno; e “Indiani e Cowboy” rispecchia questo particolare sound statunitense”.

Nell’album si parla dell’abitudine italiana di aspettare l’uomo forte al comando, nell’apripista “Adda venì Baffone”, di un Paese che vuole armare i cittadini per la paura del diverso ne “Lo sceriffo” e ancora di altri aspetti del vivere sotto i nostri occhi ogni giorno…
“Sono argomenti universali che influenzano la nostra vita e il modo di stare assieme. Dovremmo essere tutti molto più coinvolti e disponibili verso l’altro, e non creare muri concettuali, intellettuali e fisici. Siamo usciti dalla pandemia imbruttiti, arrabbiati, diffidenti; invece avremmo dovuto fare tesoro di quell’esperienza per crescere come Paese e come persone”.

Il concerto si inserisce in una giornata dedicata alla Strage di Portella della Ginestra. Una vicenda dai contorni ancora poco chiari...
“L’Italia ha troppi punti di domanda aperti, come la stessa Strage di Portella della Ginestra, la prima della nostra Repubblica, cui si sono aggiunti altri interrogativi che affliggono gli italiani da tempo, come le Stragi di Bologna, dell’Italicus e di Ustica, ancora oggi senza risposte definitive. Se pensiamo ad eventi anche recenti e soprattutto ai parenti delle vittime, diventa una vergogna la mancata soluzione di queste stragi che infangano il nostro Paese”.

Tema dell’Horcynus Festival 2023 è “Immaginare le città del futuro”. Una tua immagine, anche in relazione al cambiamento climatico.
“Vedrei città moderne che riescano a produrre energia naturale dalla stessa vita delle persone, dove tutto ciò che la consuma possa contemporaneamente ricrearla. Quindi luoghi autosufficienti, con aria pulita e una società in grado di non creare rifiuti, per avere il minimo di scarto industriale. Ma se ciò avvenisse il sistema crollerebbe, perché il consumismo è basato sulla politica del ricambio; di certo potremmo vivere in un mondo più pulito e sano”.

Tra gli obiettivi del festival la promozione attraverso le arti del Mediterraneo di maggiore eguaglianza, coesione sociale e libertà. Ma come fare nel concreto?
“Attraverso un cambio di prospettiva culturale e mentale: rinunciare un po’ a se stessi e concedersi di più al prossimo, cercare di essere empatici anche con le disgrazie altrui. Iniziative come l’Horcynus Festival possono creare un macrocosmo culturale in questo anello di mare che ci unisce con Africa, Europa, Est e Medio Oriente. L’importante è non rimanere chiusi nei propri confini”.

 

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