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Messina e le opportunità da cogliere

Al netto del Ponte, un binario parallelo i cui contorni sono ancora di difficile percezione comune, si sta pian piano componendo un mosaico dalle tante tessere, alcune in fase embrionale, attraverso le quali passano le principali ambizioni di una città alla ricerca di una vocazione

Al netto del Ponte, un binario parallelo i cui contorni sono ancora di difficile percezione comune, si sta pian piano componendo un mosaico dalle tante tessere, alcune in fase embrionale, attraverso le quali passano le principali ambizioni di una città alla ricerca di una vocazione. Messina si destreggia da anni tra più paradossi. Il primo, già palese da tempo: come altre città siciliane, ha subito l’occupazione di spazi vitali (le colline) con violente colate di cemento, eppure continua ad avere altrettanti spazi vitali (la costa) con enormi margini di crescita. Il secondo, che potrebbe invece palesarsi nel breve e medio termine: colleziona progetti di sviluppo, alcuni anche piuttosto pretenziosi, molti dei quali contemplano il pieno coinvolgimento dei privati, eppure di quei privati non si avverte il fiato sul collo di chi non vede l’ora di investire i propri capitali. Ed è in questo scenario che potrebbe innescarsi il terzo paradosso, che davvero per questa città assumerebbe i contorni di un suicidio socio-economico: di fronte al generarsi di nuove, ancora solo potenziali ma stimolanti opportunità, potrebbe non esserci nessuno, o quasi, in grado di coglierle appieno. Si fa un gran parlare di turismo, conoscendo forse poco di ciò in cui questo settore si traduce fino in fondo, salvo poi raccogliere l’ennesima, amara constatazione dell’assessore che di turismo si occupa per conto del Comune, Enzo Caruso: le strutture ricettive non crescono o, comunque, non crescono come dovrebbero, nonostante aumentino attrattive e occasioni di “incasso”. Ad oggi non si va oltre i 2.800-3000 posti letto, quasi tutti in strutture medio-piccole. Si pensi che l’estate prossima, in un solo mese, tra giugno e luglio, si terranno sette concerti per i quali sono già stati staccati 280 mila biglietti. E si sa che, in grandi eventi come questi, il 70 per cento del pubblico è “forestiero”. La sproporzione – e lo spreco di possibile ricchezza – è evidente. Ecco perché se da un lato non si può che guardare con fiducia alle prospettive di sviluppo legate al Piano Città e alla ex Sanderson, ai progetti di rigenerazione dell’ex Macello e del waterfront di Maregrosso, alla cittadella fieristica, alle aree ferroviarie dismesse e alla Falce, dall’altro è lecito chiedersi: Messina è pronta a cogliere queste opportunità? E se non ora, quando?

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