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Messina, il sindaco e il nuovo Consiglio: cambia tutto, niente scuse né argini

Basile e De Luca

Sarà un mandato all’insegna della continuità amministrativa e, al tempo stesso, di una inversamente proporzionale discontinuità politica. Oggi che il quadro delle elezioni è definitivamente delineato, è lecito chiedersi: cosa dovremo aspettarci dai prossimi cinque anni? Proviamo a sbilanciarci, posto che nessuno ha doti da veggente: esattamente il contrario di quanto visto nel mandato precedente. Il che potrebbe apparire paradossale, considerato che per la prima volta c’è un’Amministrazione che succede ad una sua “gemella”, con gli stessi assessori e la stessa guida politica, che si traduce, dunque, nella stessa linea politica. Ma le analogie si fermano qui, perché per il resto cambia tutto.

Cambierà l’approccio, innanzitutto, e questo risulta evidente già dalla scelta di Federico Basile come candidato sindaco da parte di Cateno De Luca: non una sua “copia”, anzi, il contrario; non un assessore uscente, ma un “tecnico” che al Comune ci aveva messo piede perché scelto da altre forze politiche. Nessuno si aspetti più i toni accesi dello scorso mandato, gli scontri con il consiglio comunale (per la verità accondiscendente per almeno metà mandato, affetto da una palese sindrome di Stoccolma politica), le minacce di dimissioni ad ogni piè sospinto, gli ultimatum, le sfide squisitamente politiche: non avverrà niente di tutto questo, semplicemente perché non ce ne sarà bisogno.

Il “lavoro sporco” lo ha fatto De Luca dal giugno 2018 allo scorso San Valentino, ora non serve più: basterà qualche mese di rodaggio, con l’ex sindaco alla presidenza del consiglio comunale, e poco più. La maggioranza non appare solo bulgara, ma totalmente allineata agli input del leader, vuoi perché in gran parte formata da debuttanti, vuoi perché per tanti è un’occasione pressoché insperata, vuoi perché ognuno si sente parte di un progetto vincente e dominante. Questo rende il prossimo mandato un percorso senza alibi, certo, ma anche potenzialmente senza argini. Il principio della governabilità all’estrema potenza, che si manifesterà ovunque, dalla Giunta al consiglio comunale, dalle commissioni alle partecipate. Un quadro che si traduce in una enorme assunzione di responsabilità sia per chi amministra, evidentemente, sia per chi è all’opposizione, seppur in minoranza, e anche per chi è fuori dal palazzo. Per la società civile. Per chiunque viene “amministrato”. Per chi, senza quell’assunzione di responsabilità (già “schivata”, alle urne, dal 45% dell’elettorato), da cittadino rischierà di ritrovarsi suddito.

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