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Stretto di Messina, il colosso Saipem presenta il progetto per il tunnel

Nell'ennesima giornata nera di Piazza Affari (-4%) ieri una sola società di quelle quotate in Borsa non ha chiuso in negativo: è la Saipem, il colosso dell'ingegneria petrolifera che vuol fare il tunnel nello Stretto di Messina. Eppure, proprio nei giorni scorsi, la stessa Saipem aveva dovuto annunciare le ingenti perdite accumulate nei nove mesi di emergenza Covid, con un “rosso” di oltre un miliardo di euro.

Ma sono state considerate confortanti le notizie di una nuova commessa in Qatar e della diversificazione pianificata dai vertici dell'azienda, citando ad esempio proprio il progetto relativo allo Stretto di Messina. Ed ecco il nocciolo della questione: il Governo, da un lato, rinvia alle soluzioni tecniche proposte dalla Commissione di esperti insediatasi al ministero dei Trasporti a inizio settembre e, dall'altro, sta tirando la volata al progetto Saipem.

E così mentre il Parlamento è costretto a far slittare il voto sulla mozione che chiede l'inserimento del Ponte sullo Stretto tra le opere prioritarie del Recovery Plan, alcuni esponenti del Governo, con in prima fila la ministra Paola De Micheli, ad ogni piè sospinto, sottolineano l'attenzione con cui si sta guardando al progetto del Tunnel. Come fosse un'idea nuova e originale tale da cambiare le carte in tavola nella discussione sull'attraversamento stabile tra Sicilia e Calabria. Forse si dimentica che quello stesso progetto fu scartato negli anni Novanta-Duemila perché quasi impossibile da realizzare e ci si indirizzò verso la scelta del Ponte.

«Le soluzioni che abbiamo proposto per un tunnel galleggiante sottomarino nello Stretto di Messina è un progetto che rappresenta in qualche maniera una sintesi di tutte le nostre capacità e tecnologie che noi utilizziamo nei nostri progetti a applicati a un campo differente. Negli anni abbiamo saputo mettere in campo una serie di tecnologie funzionali allo sviluppo di progetti come un tunnel di attraversamento sottomarino dello Stretto di Messina», queste le dichiarazioni rilasciate ieri, nel corso di un media briefing, dall'amministratore delegato di Saipem, Stefano Cao.

Tutto ciò, nel momento in cui si dovrebbe arrivare pronti a immaginare un piano di infrastrutture tali da cambiare le sorti del Paese, colmando finalmente quell'enorme voragine di diseguaglianze tra Nord e Sud che rende l'Italia una nazione dis-unita, appare incomprensibile. Nell'ora delle scelte risuonano le parole della ministra De Micheli: «Noi abbiamo avuto da Saipem la proposta di un collegamento sottomarino molto interessante. Stiamo facendo tutte le valutazioni in termini trasportistici, economici, ambientali, di sostenibilità sociale, perché ovviamente l'eventuale progetto che dovrà essere sottoposto alla valutazione del Consiglio dei ministri deve avere tutta una serie di requisiti coerenti con le scelte che noi stiamo facendo in questi mesi».

Se per i progetti precedenti se ne sono andati via decenni, ripartire da zero, come se non ci fossero stati studi e analisi sottoscritti dai massimi esperti del settore, significa continuare a prendere in giro siciliani e calabresi. È la mancanza di coraggio, del coraggio di dire una volta per tutte sì o no al collegamento stabile nello Stretto e all'unico progetto esistente realizzabile in tempi comunque contenuti, cioè quello del Ponte.

E come ha scritto nei giorni scorsi Gianantonio Stella sul Corriere della Sera, l'intenzione del Governo sembra essere quella di tornare al numero della rivista Topolino del 1982: «La terza idea è quella del ponte subacqueo, spiegò lo scienziato dai capelli spiritati facendo salire Zio Paperone, Paperino, Qui, Quo e Qua su un sottomarino arancione. In pratica un enorme tubo di gomma adagiato sul fondo marino entro il quale circoleranno auto e treni. Perché il tunnel non può essere scavato sotto il fondo marino? chiesero i paperi. Per timore dei terremoti! Goff! Una scossa sismica incrinerebbe irrimediabilmente la galleria, rispose lo scienziato. Una galleria di gomma, invece, può adattarsi alle pieghe del fondo senza problemi. Macché: alla prima simulazione delle correnti il tubo cominciò ad arrotolarsi su se stesso e tra “Granck!”, “Rumbl!” e “Scrash!” sputò fuori scienziato, paperi e sommergibile». Trentotto anni dopo, siamo ancora al “Granck”, “Rumbl” e “Scrash”...

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