A Messina si procede per step, con quelle «riaperture a tappe» tanto contestate sin dal primo momento da Cateno De Luca. Mentre il sindaco ha staccato la spina per una settimana, per motivi personali, impazza il dibattito tra Stato centrale e realtà territoriali sul prossimo turno delle riaperture.
“A chi tocca” lo si saprà con certezza il prossimo weekend, quando il Governo scioglierà i dubbi e le Regioni avranno quel margine decisionale reclamato già a più riprese. Di conseguenza, De Luca, tutt'al più domenica, emanerà una nuova ordinanza allineata a quelle norme che nell'avversata gerarchia delle fonti risultano sovraordinate. Con tutta probabilità, tornerà a criticare (giustamente) i ritardi di una decisione che le categorie direttamente interessate, dai parrucchieri ai ristoratori, conosceranno poco prima di poter riaprire i battenti.
In attesa di disposizioni ufficiali, si vive alla giornata, fino al 17 maggio. Che poi è il termine di scadenza dell'ultima ordinanza sindacale - la n. 152 -, entrata in vigore ieri. I titolari di bar, pasticcerie, rosticcerie, pizzerie e ristoranti, al momento abilitati solo alla vendita a domicilio o da asporto, anche a Messina seguono con ansia le voci provenienti da Roma.
Anche i parrucchieri, barbieri ed estetisti messinesi seguono con ansia l'evolversi della situazione. Abbattuti dalla notizia della riapertura l'1 giugno e rinfrancati dalla possibilità sempre più concreta di anticipare quella data di 14 giorni, sono pronti a maneggiare forbici, lamette, asciugacapelli e prodotti per la cura e l'igiene della persona. Rispetto ai ristoratori, dovranno seguire un protocollo meno stringente, ma ugualmente sicuro: dalle prenotazioni agli accessi in sala contingentati, passando per l'uso di guanti e mascherine (come i clienti), l'igienizzazione degli strumenti da lavori e dei locali.
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