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Commercio, turismo e servizi, Fisascat Cisl: "I lavoratori attendono risposte dal Governo"

«I dieci milioni di euro previsti nell'ambito della finanziaria dall'Ars per gli stagionali del turismo e commercio, sono un segnale positivo, certamente incoraggiante, che speriamo possa essere il primo passo verso quella svolta che migliaia di lavoratori attendono insieme alle proprie famiglie». Lo affermano i responsabili della Fisascat Cisl Messina, Salvatore D'Agostino e Pancrazio Di Leo che, così, fanno il punto su una situazione comunque complicata e preoccupante per tanti lavoratori stagionali che stanno soffrendo per l'emergenza Coronavirus e sono stati dimenticati dal Governo nazionale.

«Quanto deliberato dall'Ars - affermano D'Agostino e Di Leo - è un segnale che fa ben sperare. Come Fisascat Cisl, da anni chiediamo alla Regione Siciliana provvedimenti a sostegno dei lavoratori stagionali, la maggior parte dei quali rimarrà a casa la prossima estate e, così facendo, non avrà diritto nemmeno ad accedere alla Naspi nel periodo di bassa stagione. Gli stessi lavoratori che non percepiscono più alcuna indennità o salario da diversi mesi e non hanno più un euro per mandare avanti le loro famiglie e sopravvivere dignitosamente. A causa del Coronavirus, inoltre, per il 75%-80% di loro non ci sarà modo di lavorare in estate. Ma il Governo Conte non sembra preoccuparsi di questo, noi rimaniamo in attesa e chiediamo che vengano salvati migliaia di lavoratori a rischio povertà con il ripristino della Aspi».

«La crisi - ha evidenziato il segretario regionale della Fisascat Sicilia, Mimma Calabrò - avrà ripercussioni pesantissime per il 2020 e il 2021. Con l’attuale stagione ormai persa, la speranza è che i lavoratori possano essere assunti nell'aprile 2021. Ma sino ad allora la gente come potrà sopravvivere con due mesi di sussidio e con le 600 euro una tantum dello Stato?».

«I lavoratori – aggiunge Di Leo – per due anni si troveranno scoperti di contributi e quindi anche per la parte previdenziale sarà un dramma, per effetto di quella che riteniamo la grande "vergogna" della riforma Naspi».

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